• Storie di innovazione

    All’immunologo Alberto Mantovani il riconoscimento AICF 2018 per gli studi contro il cancro

    Il DS di Humanitas, già presidente della Giuria del Premio ‘Lombardia è ricerca’, premiato negli USA

    di Redazione Open Innovation | 13/11/2018

Ancora un riconoscimento per Alberto Mantovani, Direttore Scientifico di Humanitas e docente di Humanitas University. Il 7 novembre, il celebre immunologo e oncologo milanese è volato negli USA per ricevere il premio AICF (The American-Italian Cancer Foundation, onlus fondata nel 1979 dal professor Umberto Veronesi per sostenere la ricerca e la prevenzione sul cancro) per l’eccellenza scientifica in medicina e per l’importante contributo scientifico nella lotta al cancro.


Il premio va ad aggiungersi a una lunga serie di numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali, fra cui il Robert Koch Award 2016 per l’impatto trasversale sulla medicina delle sue scoperte in ambito immunologico. Mantovani, che le analisi bibliometriche indicano come lo scienziato italiano più citato e uno degli immunologi più citati nella letteratura scientifica internazionale, nel 2017 è stato presidente della giuria della
prima edizione del Premio “Lombardia è Ricerca di Regione Lombardia.



IL PREMIO E LE MOTIVAZIONI


Il Premio AICF, istituito nel 1984, è tra i più prestigiosi e viene attribuito ogni anno a medici e ricercatori per importanti scoperte in biologia, prevenzione, diagnosi e cura del cancro. Tra gli italiani che ne sono stati insigniti ci sono ad esempio Rita Levi Montalcini, Umberto Veronesi e Gianni Bonadonna, tra gli statunitensi Bert Vogelstein e Peter Vogt, due nomi che hanno fatto la storia dell’Oncologia.

La consegna del Premio è arrivata durante una cena di beneficienza a New York, mentre il giorno dopo Mantovani ha tenuto una lecture scientifica alla Cornell University.


A Mantovani è stato riconosciuto il merito dell’identificazione di nuove molecole e funzioni e, in particolare, della scoperta del rapporto tra infiammazione e cancro: ha infatti dimostrato che alcune cellule del sistema immunitario, i macrofagi, anziché difenderci dalla malattia come dovrebbero si comportano come “poliziotti corrotti”, aiutandola a crescere e proliferare indisturbata.


In generale, l’immunoterapia punta a riattivare le cellule del sistema immunitario che, quando non arrivano a svolgere il compito opposto come nel caso dei macrofagi, di fronte al tumore rimangono comunque come ‘bloccate’, perdendo quindi la propria funzione originaria. Togliere il freno che blocca per così dire i macrofagi, ad esempio, si è dimostrato utile nella cura dei linfomi non Hodgkin.

Questo patrimonio di conoscenze permetterà sempre più di mettere a punto nuovi metodi di cura per molti tipi di tumori, utilizzando le nostre difese naturali.



TERAPIA IMMUNITARIA, LA NUOVA FRONTIERA


“La terapia immunitaria oggi costituisce la quarta strategia di lotta contro il cancro, si affianca a chirurgia, radioterapia e chemioterapia – ha spiegato lo stesso Mantovani – e rappresenta ormai una delle armi che utilizziamo quotidianamente nella lotta contro molti tipi di tumore. È la nuova frontiera da molti punti di vista ed è motivo di grande speranza per chi fa ricerca e per i pazienti”.


C’è poi un ulteriore motivo di soddisfazione, se si pensa che il riconoscimento viene solitamente attribuito a oncologi molecolari, e che è solo la seconda volta che il premio va a un immunologo, peraltro con un precedente illustre: la prima volta infatti a riceverlo è stato l’esperto di immunità adattativa Jim Allison, quest’anno premiato con il Nobel per la medicina. 

“Simbolicamente – ha spiegato allora il professor Mantovani – l’assegnazione a un immunologo di un premio che, da sempre, valorizza gli studi di genetica e genomica del cancro rappresenta un segnale del fatto che il futuro sta nel matrimonio fra questi due mondi. Mi piace pensare che, al di là del fatto che riconosca il mio contributo al progresso delle conoscenze e della cura del cancro, sia una ricompensa anche per tutte le persone, in particolare i giovani, che hanno lavorato accanto a me in questi anni. E, più in generale, sia un riconoscimento per il contributo dell’immunologia italiana alla lotta contro il cancro”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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