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    Come attivarsi “allegramente” attorno all'invecchiamento? Ci vuole davvero creatività e innovazione

    di piero valentini

Recentemente una libreria mi ha coinvolto nella presentazione della pluripremiata graphic novel di Roz Chast, grafica di punta del New Yorker. Si tratta di dell'ironico racconto autobiografico del proesso di invecchiamento dei suoi genitori, del loro e del suo modo di rapportarsi ad esso.

La copertina e il titolo originale la dicono lunga: “Can’t We Talk About Something More Pleasant?” dicono gli anziani genitori di Roz quando lei cerca di interagire con loro per capire meglio i loro nuovi bisogni.

In effetti a giudicare dall'approccio generale all'argomento invecchiamento, potrebbe proprio sembrare che la strategia di difesa più utilizzata sia la fuga. Notoriamente il welfare italiano si è appoggiato spesso alle famiglie, ma queste si sentono impreparate alla relazione con nuovi bisogni dei loro cari più anziani. Questi ultimi hanno spesso difficoltà e imbarazzo a tematizzare e comunicare le loro nuove necessità. Quando la non autosufficienza è innegabile le famiglie fanno ricorso a figure specializzate che badino alle necessità degli anziani ma che devono anche avere cura di non urtare la loro sensibilità. Ogni famiglia, nel delegare a una nuova figura al prossimità ai propri cari, si chiede se avrebbe potuto fare meglio. Rispetto a questo interrogativo sono pochi i riferimenti strutturati e organizzati. È senz'altro arrivato il tempo di metterli in rete in forma integrata e strutturata, per dare indicazione e sostegno alle famiglie ben prima della fase di non autosufficienza dei propri cari.

Senz'altro le strategie di active ageing in termini di prevenzione sono decisive ma è necessario mettere a fuoco diversi attori da “attivare” evitando di responsabilizzare il solo soggetto in fase di invecchiamento. Le famiglie sono uno di questi attori. E le comunità. In invecchiamento non sono solo i singoli ma le comunità. Anche statisticamente gli anziani over 65 non sono marginali rispetto al resto della società.

Soggetti aging e loro familiari sono coinvolti in un vero e proprio processo di apprendimento sul campo. Che finora avviene in modo troppo casuale e poco strutturato. Un percorso familiare (a volte addirittura solo individuale) e non di comunità.

Occorre integrare le conoscenze di associazioni di familiari in modo da farle giungere a chi è in cerca di orientamento. Chi è a conoscenza di associazioni di familiari e centri di cure primarie interessate a condividere le conoscenze relative alla relazione con l'invecchiamento?

Questo sarebbe il primo step. Il secondo, molto più innovativo, è quello di mettere in gioco conoscenze e competenze ulteriori in grado di rendere comunicabili tali conoscenze, in grado di rendere avvincente e stimolante il processo di apprendimento di famigliari e anziani attorno all'invecchiamento. Aiutando ad aggirare la tendenza di famigliari e anziani di pensare, fino a quando non possono più rimandarlo : “non possiamo parlare di qualcosa di più piacevole?”

Occuparsi di invecchiamento non è triste. In effetti è molto più triste non occuparsene.

Come mettere in campo una rete di soggetti eterogenei che sappiano vincere la sfida simbolica e paradossale direndere ludico l'apprendimento dell'active ageing? Come diceva George Bernard Shaw : “L'uomo non smette di giocare perché invecchia, ma invecchia perché smette di giocare”. A questo punto una domanda in forma di provocazione ai nostri creativi: il genio italico è invecchiato?

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Ultimi 3 contributi di 3 totali

ALESSANDRA DEFILIPPIS

28/06/2018 alle 12:29

Leggendo l’articolo e riprendendo la frase” Occuparsi di invecchiamento non è triste. In effetti è molto più triste non occuparsene”; è sicuramente vero….ma sfortunatamente l’Italia nonostante sia presente un’alta percentuale di anziani, non è per il momento un paese ancora all’avanguardia sulla tematica in oggetto.

Forse negli ultimi anni si è dato più spazio e si è più attenti alla problematica, infatti alcuni centri offrono sostegno psicologico a famiglie di malati terminali oppure con malattie degenerative, un ottimo passo avanti rispetto al passato. In un prossimo futuro ci si potrà dedicare con creatività e innovazione verso l’invecchiamento, qualcuno lo sta facendo attraverso applicazioni e altri strumenti digitali. Resta il fatto che non possiamo declinare tutto alla digitalizzazione in quanto anche questo resta un settore in cui al centro di sono le relazioni, le persone.

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Vanda Lombardi

23/06/2018 alle 13:10

Da parte mia - da parte in causa - devo sottolineare come il problema dell'invecchiamento passi da essere un tema fuori dal mondo produttivo all'interno dello stesso. Le dinamiche demografiche ma anche i nuovi modelli di competenze, indicano che le persone in età matura sono e saranno sempre più presenti nel mondo del lavoro e delle organizzazioni; questo non solo a causa della modifica del welfare ma anche grazie al miglioramento della qualità della vita e del maggior peso di quanto acquisito con percorsi di formazione informale e non formale (quello che ai miei tempi si chiamava "esperienza"). Pertanto forse è necessario pensare a questi modelli anche in sovrapposizione con l'esperienza e il contesto organizzativo.

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Mario Cantella

23/06/2018 alle 10:07


In concreto ci vogliono risposte nuove. Dalla badante di via, al portierato sociale di condominio, etc. Esiste una piattaforma dove seguire le esperienze in corso, avere informazioni e assIstenza per chi vuole aprire queste nuove realtà di welfare, conoscere agevolazioni, bandi, etc

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