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    Lavoro ed evoluzione dei modelli organizzativi con la motivazione delle persone (verso un Workfare 4.0?)

    di Samuele Bozzoni

Ho da poco terminato di leggere il libro di Frederic Laloux "Reinventare le organizzazioni", edito da Guerini e Associati: l'autore presenta casi studio di modelli di impresa -profit e non profit- di tipo evolutivo, poco gerarchici anche su larga scala, e basati sul lavoro di piccoli team auto organizzati dove lo stesso lavoro non è diviso per mansione ne attività, ma ha forti caratteristiche imprenditive e di decision making collettivo oltre che di sistema di feedback, oltre che di "advice" tra pari.

Non si tratta di un libro teorico su come potrebbero evolevere i modelli organizzativi, ma di una spiegazione analitica e contestualizzata di alcuni casi pratici e operativi.

Qua di seguito alcuni di questi casi studio interessanti (sono in settori diversi, dalla produzione ai servizi, all'agricoltura)


Buurtzorg www.buurtzorg.com (10.000 lavoratori in tutto il mondo, hanno una rete intranet per facilitare la condivisione di buone prassi e competenze tra team)

Sounds True www.soundstrue.com

Morining Star www.morningstarsfarms.net

Favi www.favi.com

Heiligienfeld www.heiligenfeld.com

Resources for Human Development RHD www.rhd.org

Patagonia www.patagonia.com

EBSZ http://www.ev-schule-zentrum.de (una scuola di Berlino decisamente fuori dal comune)


si tratta di imprese che Laloux definisce "Purpose dirven" la cui missione ed idea di organizzazione è focalizzata su una migliore collaborazione organica tra pari ed una condivisione dell'impatto sostenibile sull'ambiente e sulla vita delle persone che l'impresa può generare con i propri lavoratori .


Mi chiedo che impatto avrà impresa 4.0 sul lavoro e sui modelli organizzativi ? quali possibili evoluzioni sono già in corso e con che grado di consapevolezza imprese e lavoratori le stanno affrontando?

è possibile creare organizzazioni libere dalla burocrazia, dai giochi politici, dalla rassegnazione, dal risentimento e dall’apatia?” cit.

nel frattempo, per farvi un'idea del tema e del libro vi consiglio:


https://complessita.wordpress.com/tag/frederic-lal...

https://www.che-fare.com/la-sostanza-del-modello-o...

https://medium.com/@fredlaloux/in-many-ways-i-beli...

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Ultimi 3 contributi di 4 totali

Angelo Visigalli

03/07/2018 alle 15:00

finalmente qualcuno che ci dice racconta che le aziende vedono investire anziché sulla individualità del personale versus approccio di sapere cooperativo. Lavoro in team e creazione di modelli organizzativi in team "il sapere cooperativo" crea più valore.....ma ci crediamo veramente? Le aziende devono fare più "relazionale" e meno il personale..


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Samuele Bozzoni

02/06/2018 alle 10:54

Grazie @Joshua ! Mi fa piacere ri leggerti e ottimi spunti :)

Grazie @Giuseppe per gli spunti! sono abbastanza d’accordo in generale ma credo passare da gestore passivo a facilitatore sia un’evoluzione possibile nel ruolo di alcune persone (tu citi ambito HR, secondo me può essere anche un approccio olistico che parta naturalmente da chi ha sensibilità e competenze in ambito HR).

In Buurtzorg per esempio le funzioni centrali sono specializzate nel coaching e nel decision making collettivo in piccoli gruppi (competenza non molto diffusa nel nostro paese, come sai...!)

Ti faccio anche un’altro esempio: www.enspiral.com impresa sociale neozelandese... Richard Bartlett e Nati Lombardo due dei co - fondatori sono a Milano il 12 giugno per un workshop su questo tipo di modelli organizzativi (organizza we make al Luiss Hub, costa sui 50 euro). Loro usano anche tecnologie ma la loro idea e’ piu verso l’open source e il decision making collettivo (appunto).

Naturalmente la realtà e’ variegata e ogni impresa e’ biologicamente diversa, tuttavia credo anche sia tempo di valutare apprendere ed informarci su quale direzione o idea di sviluppo vogliamo darci.

Se la premessa logica che tu poni e’: “l’essere umano e’ così” credo che diventa difficile parlare di evoluzione , ma non solo dei modelli proprio di tutto :)

Poi appunto a me interessa guardare anche a chi sperimenta e fa nella pratica progetti con questa motivazione evolutiva, non ho la pretesa di dire che siano per tutti e tutto.

Ognuno di noi e ogni impresa valuterà che direzione scegliere o anche se non scegliere nessuna direzione e magari semplicemente automatizzare alcuni processi :)

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Giuseppe Catalani

02/06/2018 alle 09:47

Industria 4.0, è una bufala immensa in quanto è un termine utilizzato per definire una attività vecchia come il mondo, che è l'automazione. Solo propaganda, ovvero utile a ravvivare il lavoro delle aziende di software o similari. Gli impatti dei processi di automazione sono li che ci guardano, la storia ci insegna, dove ci sono "n" persone, oggi c'è una macchina/sistemi di controllo, per cui serviranno meno persone, con conoscenze dverse e più approfondite....innalzamento del livello culturale delle maestranze, ovvero maggior divario tra lavori di concetto e di manovalanza. Per quanto riguarda la "democratizzazione" del lavoro, è un'altra pia illusione, nel senso che la natura umana è questa e i secoli non sono riusciti a cambiarla. Esiste un equilibrio tra due interessi che sono: Vita privata-Lavoro, in base al peso di uno rispetto all'altro, a parte situazioni di puro egocentrismo, ci sono, logicamente, sempre diversità di partecipazione al lavoro, per cui c'è diversità tra un lavoratore ed un'altro. Compito del gestore delle risorse è motivarle, dando obiettivi che rientrino nella loro sfera di interessi, all'interno del sistema azienda e dei suoi scopi. Certamente il lavoro ideale, ossia il pieno appagamento delle proprie aspettative, è una utopia, come è utopistico il lavoro "cooperativo" nel senso di affidarsi alla capacità del singoli, parte di un gruppo, di essere sia gestori che esecutori. Alla fine la direzione e il verso devono essere gestiti da un terzo, il quale si assume la responsabilità dei fallimenti e lascia ai singoli la responsabilità dei successi.

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