Secondo il report di Galaxy Digital, il consumo energetico dell’industria bancaria supera i 250 Twh all’anno; un dato che ha spinto tutto l’ambiente della finanza, sia quella tradizionale che quella che guarda alle nuove tecnologie, a impegnarsi per la riduzione dell’impronta carbonica attraverso un insieme di azioni mirate. Una svolta del resto auspicata dall’Agenda ONU 2030, e dall’Europa che spinge per una riduzione dell’impronta carbonica fino al net zero fissato al 2050, mentre gli Usa e la Cina perseguono strategie altrettanto ambiziose.
Stando al report la situazione italiana non pare essere così critica come in altre nazioni, dal momento che tra il 2018 e il 2021, l’impronta di carbonio delle azioni gestite da Banca d’Italia - parliamo di un portafoglio del valore di 16 miliardi - è crollata del 60% e risulta inferiore del 37% rispetto al benchmark.
I titoli del portafoglio dell’istituto rimangono sopra la media anche per quanto riguarda gli indicatori sociali, altra importantissima metrica come uno dei criteri ESG (Environmental, Social e Governance) a cui guardano sempre più imprese: le donne impiegate sono il 7% in più rispetto al mercato generale e il tasso di infortuni è inferiore del 9%.
Allo stesso tempo anche il Fintech muove i suoi passi a favore della salvaguardia del pianeta: e si presenta come un’industria sostenibile by design per il suo elevato tasso di digitalizzazione, che significa un minor consumo di carta se non addirittura paperless, una minore mobilità e quindi minori emissioni legate ai trasporti, un sistema flessibile e aperto all’innovazione.
In tal senso, in Italia un esempio molto virtuoso è quello di Opyn, piattaforma italiana nata per semplificare e velocizzare l’accesso al credito delle imprese: grazie al suo approccio interamente paperless che ha prodotto nel solo 2021 un risparmio di carta di 739,5 kg pari a due pini alti 15 metri, per non contare il consumo di acqua ed energia che sarebbero serviti per trasformare il legno in carta.
Non sorprende, dunque, che il settore Fintech sia in poco tempo divenuto l’ambito ideale per la lotta al cambiamento climatico, tanto che al di là dall’Atlantico si è già iniziato a parlare da diverso tempo di ‘Climate fintech’. Anche perché nel 2020-21 si è assistito a un’esplosione di prodotti e aziende fintech orientate al sostegno di imprese attente al proprio impatto ambientale: certo un’eredità della pandemia, che ha riproposto con forza il tema e fornito un assist importante per nuove politiche mondiali più attente alla sostenibilità di attività e produzioni.