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30/12/2022

Ricercatrice IIT nell’élite mondiale della robotica: ecco le sue ricerche

Agnieszka Wykowska tra le 50 donne più influenti del settore, studia l’interazione tra umani e robot

Redazione Open Innovation

Redazione Open Innovation

Regione Lombardia

È una delle personalità del mondo della ricerca che hanno contribuito ad accrescere la conoscenza sulla robotica: lei, la ricercatrice Agnieszka Wykowska, è l’unica proveniente da una realtà italiana, l’IIT di Genova, nella speciale classifica “50 women in robotics you need to know about 2022”, stilata a partire dal 2013 dall’organizzazione no profit Women in Robotics, per creare un vero e proprio punto di riferimento nell’ambito della robotica, da sempre ritenuto prettamente maschile.

Nata in Polonia, laureata nel 2006 in “Neuro-cognitive Psychology” in Germania, presso Lmu Munich, dove ha conseguito anche il dottorato in psicologia nel 2008 e l’abilitazione nel 2013, Agnieszka Wykowska è oggi una delle personalità femminili del settore più accreditate: ricercatrice senior, responsabile del team di ricerca “Social Cognition in Human-Robot Interaction” dell’Istituto Italiano di Tecnologia, Adjunct professor di Engineering Psychology presso Luleå University of Technology, visiting professor presso la University of Manchester e editor in chief dell’International Journal of Social Robotics.

Nel suo lavoro, Wykowska ha deciso di lavorare su un approccio di multidisciplinarietà, combinando metodi delle neuroscienze cognitive all’interazione essere umano-robot, con l’obiettivo di comprendere a fondo i meccanismi cerebrali durante l’interazione con agenti artificiali e naturali, lavorando in particolare con il robot umanoide iCub.

In un primo momento, infatti, Wykowska ha introdotto, per la prima volta in assoluto, iCub all’interno di un centro clinico riabilitativo, il Centro Boggiano Pico, polo specializzato nei disturbi del neurosviluppo dell’Opera Don Orione di Genova, per testarne l’efficacia nel trattamento di bambini con disturbi dello spettro autistico; successivamente, ha lavorato insieme al suo team a un test di Turing di tipo non verbale, tramite un compito di interazione tra persone e robot, che ha mostrato la difficoltà degli esseri umani a comprendere la natura dell’interazione con le macchine.

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