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    Export digitale italiano, ecco luci e ombre. A partire dal +12% del 2018

    Per l’Osservatorio PoliMi il mercato vale 10,3 miliardi di euro ma può crescere ancora

    di Redazione Open Innovation | 17/04/2019

L’export digitale è in crescita del 12% nel 2018. E il settore ha ancora larghi margini di miglioramento, la sua impennata sembra davvero inarrestabile. Lo certificano i dati dell’Osservatorio Export Digitale della School of Management del Politecnico di Milano.

Un settore che vale oltre 10 miliardi di euro

Il primo dato che balza agli occhi è che nel 2018 il settore dell’export digitale registra un valore di 10,3 miliardi di euro, ovvero oltre un miliardo in più rispetto all’anno precedente. Va detto che, sempre confrontando i dati 2018 con quelli del 2017, c’è stato anche un rallentamento della crescita visto che dodici mesi fa era stato registrato un incremento del giro d’affari del 23%; flessione che comunque riflette l’andamento dell’economia nazionale.

Altro punto da valutare, è che per quanto riguarda l’export italiano dei beni di consumo la fetta relativa al digitale è ancora minoritaria: vale solo il 7%. Questo significa che i margini di crescita sono insomma potenzialmente grandissimi.

Per le PMI investimenti ancora a rilento

A limitare l’export digitale è il contributo totale delle Piccole Medie Imprese: l’80% di queste farebbe sì ricorso al digitale, ma associandolo nella maggior parte dei casi a modalità tradizionali (offline), una quota pari al 56% del campione ha evidenziato poi un ruolo poco più che marginale del commercio elettronico nei ricavi generati tramite l’export.

Le categorie in grado di generare le performance migliori sono quelle di abbigliamento e accessori, food e arredamento:  tre settori che da soli valgono quasi 9 miliardi e il 90% dell’e-commerce italiano. Quote più marginali per l’elettronica, la cosmetica, cartoleria, giochi, articoli sportivi.

Un mercato globale dalle enormi opportunità

In Italia le imprese non riescono ancora a sfruttare le opportunità che i canali digitali offrono a livello globale. Negli Usa il mercato vale 620 miliardi, in Europa 600 miliardi. I due mercati assorbono i tre quarti del nostro export di settore, poco presente invece in zone di maggiore espansione come la Cina, dove il giro d'affari nel 2018 valeva mille miliardi ed è cresciuto del 20%. Verso il paese asiatico ci sono in generale non poche difficoltà strutturali: gli investimenti sono generalmente più alti perché per entrare bisogna attivare una presenza sulle piattaforme cinesi di e-commerce e offrire un prodotto di grande valore e con un livello di servizio elevato.

L’export digitale B2b cresce invece più lentamente: appena l’1,5% nel 2018, per un valore complessivo di 132 miliardi di euro, ma la sua incidenza risulta essere più alta sul totale delle esportazioni ed è pari al 28,5%. In questo senso le filiere più attive sono quelle dell’automotive, con una quota del 26% dell’export digitale B2b e un valore di 34 miliardi di euro, il tessile e abbigliamento, con valore di 19 miliardi, e la meccanica, primo settore per l’export complessivo e pari a circa l’11% delle esportazioni digitali B2b, pari a 15 miliardi, il 18% del totale di settore.

 

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