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    "Startup monitor 2018": identikit della startup europea

    di Stefano Peroncini | 08/02/2019

Nelle vacanze di Natale ho letto un report interessante sull'ecosistema delle startup in Europa. Si tratta dell'EU Startup Monitor 2018, che prova a tracciare l'identikit della startup media europea. Un primo tentativo da cui trarre spunti interessanti, consapevoli che non esiste un "registro" europeo delle startup e che spesso il contenuto della stessa viene interpretato in modalità differenti a seconda delle statistiche o di chi effettua la ricerca. Ancora oggi spesso le definizioni di early stage, seed o startup non sono così univoche.

Come sappiamo, startup e scaleup (ossia startup che hanno già avviato un percorso consistente di crescita) sono oggi sempre più un driver per la crescita economica dei Paesi e delle loro economie, generano innovazioni spesso disruptive e creano tanti posti di lavoro.

E ciò accade sempre di più anche in Europa. Significative queste slide realizzate da Axon Partners Group, un venture capital spagnolo che ho co-fondato diversi anni fa e che di recente è stata selezionata dalla Commissione Europea per il suo nuovo programma "VentureEU" di Fund of Funds da € 2.1bn da investire in fondi di venture capital europei.

Il 22 novembre 2018 la Commissione Europea ha adottato un'iniziativa finalizzata a migliorare e a regolamentare la situazione delle startup e scaleup. In totale, 46 diverse policy action saranno implementate per rendere le politiche europee in ambito startup più efficaci. E il report Startup Monitor ha la finalità di tracciare un riferimento con cui confrontarsi negli anni a seguire, per misurare l'efficacia delle policy adottate.

Vediamo allora qualche dato di sintesi: da un punto di vista geografico, gli hub più importanti in Europa per le startup sono Londra, Berlino, Parigi, Copenhagen e Lisbona. L’età media del founder di startup è 38 anni, a dispetto del mito del giovane startupper americano nel garage di casa, è solitamente maschio (82,8%) e laureato (84,8%). Il numero medio di founder per startup è 2,7, mediamente la startup europea ha 12,8 dipendenti provenienti da diversi paesi e ha in programma di assumere ulteriori 7,5 persone nei successivi 12 mesi. Ahimè però l'Italia si posiziona ben al di sotto la media, con 5,2 dipendenti. Il campione analizzato ci dice però che a livello complessivo sono ben 18.015 i posti di lavori creati in Europa dalle startup

Molte startup si considerano "born globals", con un'attitudine naturale a lavorare cross-borders e in alcuni casi ad aprire uffici operativi in più di una nazione rispetto a quella di origine. Ben l'88% del campione programma infatti di avviare un processo di internazionalizzazione nei successivi 12 mesi, sia in Europa che altrove, con USA e Silicon Valley come destinazione ancora preferita. Da notare che sta crescendo sempre di più l'interesse nei confronti dell'internazionalizzazione dall'Europa verso l'Asia (25,8% del campione). E' questa di sicuro una delle sfide più importanti per la startup europea, per rispondere alle richieste di una sempre maggior profittabilità e di crescita dei flussi finanziari.

settori in cui le startup sono attive sono ancora in prevalenza nel comparto IT/Software development (19.1%) e Software as a Service (18.5%); nuovi settori che registrano sempre più startup sono quelli delle Green Technologies (4%) e Fin-Tech (5,1%). Anche in Italia stiamo notando nuovi trend, con gli investimenti che si spostano dal digital verso progetti "hard", ossia verso le scienze dei materiali l’area del lifescience in generale (medtech &biotech), come scritto in questo articolo.

Un dato interessante è che la maggior parte delle startup (82,1%) opera in mercati B2B (business-to-business) e genera il proprio fatturato interamente (46,5%) o principalmente (25,3%) lavorando con altre company più che con il mercato finale. A testimonianza che ipotizzare di sostenere business model che si basino solo sul mercato del cliente finale è sempre più dura, una strategia che forse oggi rimane riservata solo ai colossi che crescono con imponenti round di investimento o alle realtà già consolidate e con flussi di cassa stabili.

Da un punto di vista di chi supporta finanziariamente le startup europee, per il 77,8% sono i capitali privati dei founders, seguito dai capitali informali dei business angel (77,8%) e venture capital (26,3%). Una percentuale, quella degli investimenti di VC, sicuramente maggiore rispetto a quanto sperimentiamo in Italia, dove siamo al momento in cui scrivo a quasi 10.000 startup innovative ufficiali (per la precisione, 9.787) e le startup venture backed saranno al massimo poche centinaia. 

Il Report ci dice anche qualcosa circa le collaborazioni con le large corporation, quello che oggi chiamiamo Open Innovation: emerge che ben il 71,1% del campione già lavora con una grande impresa o con un'altra SME e la motivazione è prevalentemente quella di poter accedere a nuovo clienti e più ampi mercati. In Italia come sappiamo siamo ancora agli albori di questo fenomeno, spesso le nostri "grandi" imprese si avvicinano alle logiche di open innovation perché sentono che "devono" farlo, a volte più per marketing esterno che altro, senza una reale convinzione da parte dei vertici e del management interno. E quindi non è infrequente che le startup nostrane vengano ingaggiate dai top manager dell'innovazione delle corporate per improbabili o lunghissimi piloti, spesso poco pagati e dagli esiti successivi piuttosto incerti. Speriamo che l'incentivo previsto dalla norma di fine anno, che dovrebbe spingere le Corporate a "sperimentare" le innovazioni delle startup per poi acquisirle, possa creare un cambiamento. Anche se il vero cambiamento avverrà solo con una vera presa di coscienza e un cambio di mentalità da parte delle Corporate, che hanno solo da guadagnare (ovvero in alcuni casi sopravvivere) se collaborano bene con il mondo delle startup.

In conclusione, sebbene le startup e le scaleup siano spesso considerate un fenomeno percepito come una bolla, di moda e del tutto impalpabile, utile solo per fare convegni e di cui scrivere su blog e su LinkedIn, in realtà le startup sempre più trasformeranno le nostre economie, sviluppando tecnologie e innovazioni che vengono trasferite (spesso grazie a fondi di investimento in venture capital) al mercato dei consumatori finali. Prova nè è anche l'alto numero delle iniziative e soprattutto di capitali messi a disposizione dall'European Commission, dall'European Investment Fund (ad oggi sicuramente il più grande investitore in Europa in startup e venture capital) e la European Investments Bank.

Insomma, il futuro sarà sempre più startup-based: meglio quindi prenderne atto definitivamente e orientare le politiche economiche, fiscali e di formazione per favorire lo sviluppo e il consolidamento del mercato. Fortunatamente anche in Italia sembra che qualcosa si sia finalmente mosso, il governo in carica ha fatto già importanti scelte e ha messo in campo il primo vero Innovation Act.....Stay tuned!

Thanks to "EU Startup Monitor, 2018 Report".

Authors: M.Sc. Lisa Steigertahl, Prof. Dr. René Mauer, ESCP Europe Jean-Baptiste Say Institute for Entrepreneurship.

Contact: www.startupmonitor.eu team@startupmonitor.eu

 

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