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    “Dagli USA a Cavenago: così Bill Gates mi ha finanziato con 1 milione di dollari”

    La sua Fondazione ha scelto una ditta brianzola per sviluppare una pompa innovativa

    di Redazione Open Innovation | 22/07/2020

Gli Stati Uniti che guardano a Cavenago, Brianza. E la cassaforte privata più ricca a livello mondiale - la Fondazione Bill Gates, fondata dal patron della Microsoft - che stacca due assegni per quasi un milione di dollari per l’innovazione di una piccola ditta brianzola, specializzata nella ricerca, sviluppo, produzione e commercio di tecnologie integrate per il trattamento di fanghi e acque reflue.

Niente software né app, dunque, al centro dell’interesse di una delle Fondazioni più potenti a livello mondiale, piuttosto meccanica, ingegno e tanta determinazione. Vincenzo Di Leo lo ricorda bene, quel primo contatto da oltreoceano: “È stata una grande emozione, ancora quasi non ci credo”. Settantadue anni, operario diventato imprenditore, è lui ad avere fondato nel 1984 a Milano la “Idee e prodotti Srl”, piccola realtà che conta cinque dipendenti. Qualcuno, come lo stesso Di Leo e Anna Moruzzi, è lì da oltre trent’anni, nel tempo si è creata poi una rete di collaboratori ‘storici’, con professionalità specifiche”.

Succede dunque che una delle pompe idrauliche della ditta, da sempre attenta a R&I, a una fiera sulle tecnologie ambientali in Germania attiri l’attenzione di uno dei funzionari della Fondazione Gates. Si tratta di una pompa a passaggio totale, che quindi può essere utilizzata anche in presenza di corpi solidi grossolani senza interrompere il flusso, e senza ulteriori griglie o trituratori per proteggere la pompa stessa. Una pompa, dunque, capace di gestire flussi che contengono quasiasi tipo di elementro estraneo, dagli stracci ai sassi, senza danneggiarsi. Una tecnologia unica, insomma.

La richiesta di innovazione

Taura - questo il suo nome - così com’è però non è adatta alle esigenze prospettate dalla Fondazione Gates. L’ente filantropico infatti vorrebbe utilizzarla per svuotare le latrine in Paesi in via di sviluppo, dunque richiede un prodotto molto più leggero - circa 70 chili - ed economico di quello che compare nel listino della ditta brianzola per usi industriali (un ‘gigante’ da 15-20 mila euro e 300 chili).

Da qui parte l’accordo con la ditta brianzola per il progetto di R&S. Un accordo con onori e oneri. Certo, non si parla di cifre da poco. Il primo grant da 600 mila dollari viene concesso poco prima del Natale 2016, quindi l’integrazione di quasi ulteriori 400 mila dollari, circa un anno fa. Un bel riconoscimento per le capacità della “Idee e prodotti Srl”, ritenuta capace di arrivare dove altri non sono mai arrivati. E dire che “è la prima volta che qualcuno ci finanzia così, non abbiamo mai ricevuto particolari sostegni, giusto un premio dalle Camere di Commercio negli anni ‘90”.

Il milione di dollari scarso ricevuto è tutt’altro che un regalo, comunque, come ricorda lo stesso Di Leo. Il lavoro di sviluppo è lungo e complesso, molti i problemi da risolvere: anzitutto quello dell’alleggerimento, per cui si rende necessario eliminare il quadro elettrico, quindi ci sono tutta una serie di modifiche per semplificare al massimo la gestione della pompa.

E infatti, l’avventura non è ancora conclusa: il traguardo di una pompa a passaggio totale con le caratteristiche di peso e prezzo richieste dalla Fondazione americana è ancora da tagliare. “Non ci interessa tanto arrivare al prototipo ma a una pre industrializzazione del prodotto, vogliamo che stia sul mercato”, riassume Di Leo. E per questo obiettivo occorrono altri fondi, proprio perché gli stampi dei prototipi sono molto costosi. A oggi, per dire, “abbiamo speso più di quanto ricevuto dalla Fondazione”.

Un know how prezioso

In questa bella storia ci sono già però diversi punti fermi. La ribalta internazionale guadagnata, per una ditta abituata a vendere soprattutto in Italia. E poi “l’accrescimento del nostro know how. Perché al di là della cifra incassata - sottolinea Di Leo - per noi quello conta di più è la sfida che ci hanno lanciato: siamo andati avanti per caparbietà, se fosse stato solo per i soldi forse avremmo già desistito”. E per questo stimolo soprattutto Di Leo dice di essere grato alla Fondazione.

Del resto, in questa piccola ditta “abbiamo sempre puntato molto sull’innovazione. In Italia ora tutti parlano di ecologia, ma poi pochi sono disposti a pagare per prodotti che vadano davvero in questa direzione”.

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