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    Startup, quando l’incubatore fa la differenza. E il 25% si trova in Lombardia

    Innovazione, nell’ultimo report i 171 spazi nati per sostenere le nuove imprese

    di Redazione Open Innovation | 28/02/2019

Italia, da sempre terra di poeti, naviganti ed eroi. Ma anche, da almeno un decennio, terra di incubatori e acceleratori di startup. A censire la vasta ‘popolazione’ di organizzazioni nate per sostenere l’imprenditorialità innovativa, in particolare quella ad alto contenuto tecnologico e a forte ricaduta sociale, ha pensato il team di ricerca Social Innovation Monitor (SIM), con base al Politecnico di Torino, in collaborazione con Italia StartUp e con il supporto di Banca Etica, Compagnia di San Paolo, Impact Hub Milano, Instilla, IREN, Make a Cube3, SocialFare e Social Innovation Teams.

Dal “Report sull’impatto degli incubatori e acceleratori italiani”, giunto alla seconda edizione, emerge chiaramente come quasi il 60% dei 171 incubatori presenti sul territorio nazionale si trova al Nord, con la Lombardia che la fa da padrona ospitando ben il 25,3% del totale. A seguire troviamo la Toscana (9,9%) e l’Emilia Romagna (9,3%), mentre l’area meridionale e insulare, con il 17,9% degli incubatori, rappresenta la zona meno popolata da queste organizzazioni nate per accelerare e rendere sistematico il processo di creazione di nuove imprese.

Un terreno d’azione al 60% in mano ai privati

L’indagine si basa su di un questionario inviato ai 171 incubatori tra acceleratori e spazi di coworking, individuati sul territorio italiano e, al momento dell’analisi, fortemente operativi sul fronte dell’accompagnamento manageriale e della formazione imprenditoriale. Si concentra sui dati del 2017 e prende in considerazione anche la natura giuridica di queste organizzazioni, che per un 64,2% risultano private. Solo un 13,9% degli incubatori ha avuto origine e continua a operare grazie all’apporto pubblico. Circa un quinto (21,8%) invece, possiede una compagine sociale mista pubblico-privata.

L’incubazione made in Italy vale 222 milioni di euro

La ricerca è partita dal coinvolgimento degli incubatori e acceleratori italiani che hanno messo a disposizione database, ma anche bilanci delle imprese e delle startup innovative. Così, per il secondo anno consecutivo, è stato possibile compiere una mappatura aggiornata a livello nazionale delle attività di incubazione evidenziando modelli di business, peculiarità, servizi offerti e i differenti settori nei quali queste organizzazioni scelgono di operare. Per quanto riguarda il fatturato, quello medio del 2017 è stato di 1,3 milioni di euro, mentre il giro d’affari generato è stimato in 222 milioni, contro i 183 rilevati dall’indagine condotta sul 2016.

Ben 2.435 le startup incubate nel solo 2017

Nel solo 2017, secondo l’indagine, sono stati incubati 1.344 team imprenditoriali e 2.435 startup, di queste un buon 70% con base nell’Italiasettentrionale,  in particolare il 55% delle nuove imprese è nato nelle regioni del Nord Ovest. La Lombardia è la regione in cui si è costituito il maggior numero di startup incubate, il 30,2% del totale, seguita dal Piemonte (23,2%) e dalla Toscana (10,7%). L’area meridionale e insulare è in fondo alla ‘classifica’ con il 4,4%. Da rilevare anche che il 41,1 % delle startup nate nel 2017 opera in servizi d’informazione e comunicazione; ben distaccato il settore legato ad attività professionali, scientifiche e tecniche, al quale si dedica il 26,4% delle startup allevate dentro un incubatore.

Da incubatori a soci fondatori

Più della metà degli incubatori ha supportato organizzazioni a significativo impatto sociale. Interessante poi notare le differenze rispetto al 2016, per quanto riguarda l’analisi dei settori di appartenenza. Mentre dodici mesi fa quello più rappresentato era quello legato alla cultura, alle arti e all’artigianato, ora questo settore si trova al secondo posto, superato dall’ambito salute benessere che ha toccato quota 21,4% sul totale. “Siamo dinanzi a un quadro molto diversificato e in evoluzione – spiega Paolo Landoni, docente del Politecnico di Torino e direttore scientifico della ricerca -: aumenta l’attenzione alle ‘imprese sociali’ e aumentano gli incubatori che affiancano alle attività tipiche quelle di selezione e investimento nell’equity delle startup. Investimenti importanti, perché in una fase seed molto rischiosa a cui non sono interessati altri investitori”. E infatti, al 31 dicembre 2017, erano 275 le startup partecipate da incubatori e acceleratori italiani, soggetti sempre più attenti alle primissime fasi di sviluppo dei progetti imprenditoriali. L’identikit delle startup incubate parla chiaro: 3 su 10 sono team imprenditoriali che non hanno ancora costituto la propria impresa e ben 205 (sulle 275 di cui sopra) hanno tra i propri soci fondatori incubatori e acceleratori.

 

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