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    I limiti delle élite

    di Antonio Santangelo

Sabato sera Massimo Gramellini, opinionista del Corriere della Sera, ha commentato nella sua trasmissione su RAI 3 l'appello del presidente della Confindustria di Cuneo alle famiglie perché prendessero in considerazione per i figli la formazione professionale.
Mauro Gola ha scritto alle famiglie della sua provincia facendo presente che vi è una forte richiesta inevasa di laureati in alcuni settori, e una ancor maggiore richiesta di operai specializzati: "Nella Granda, su 3.790 nuovi laureati richiesti dal mondo del lavoro nel 2017, più del 33% non è stato trovato sia per assenza di candidati, sia per la loro preparazione inadeguata. Mancano ingegneri industriali (55% di richieste disattese), architetti (77,7%), chimici (76%) e informatici (54,2%). «Serviranno sempre ingegneri e architetti - aggiunge Gola - ma le principali necessità sono di operai specializzati". E fa presente, Gola, che l'operaio oggi non è più quello del passato, ma un tecnico con competenze, creatività e manualità.

Gramellini invece ha letto l'appello come un invito a "stare ognuno al proprio posto", e far sì che l'università resti monopolio dei ricchi. A supportare la sua lettura ha citato l'inchiesta del suo collega Fubini che ha verificato che a Firenze le famiglie più importanti sono le medesime da secoli.

Ora, l'Italia non è certo nota a livello internazionale per il suo ascensore sociale, e la crisi di questi anni lo ha persino peggiorato. Ma il tema del rapporto tra formazione e lavoro è troppo importante per essere liquidato in modo superficiale e demagogico, con l'approccio di un elzeviro di 100 righe.
La discrasia tra istruzione-formazione nel nostro Paese e nuove tendenze nel mondo del lavoro e della produzione di beni e servizi è un tema estremamente attuale, che ha peso e responsabilità notevoli sulla competitività delle nostre imprese e sugli indici rilevanti di disoccupazione giovanile.

Il MIUR ha più volte indicato nel sistema duale tedesco un modo per avvicinare il mondo dell'istruzione e quello dell'impresa, e il risultato inadeguato dell'esperienza Alternanza scuola-lavoro testimonia l'impreparazione della scuola e dell'impresa. L'accelerazione dell'innovazione tecnologica mette poi a nudo i ritardi di tutto il sistema Paese e lo espone a grandi minacce. Occorre perciò che la classe dirigente di questo Paese prenda coscienza della complessità dei problemi, e il non capirlo ne denuncia l'immaturità.

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1 contributo

Pietro G. Molina

06/02/2018 alle 10:22

Sottoscrivo (non si può "consigliare" su oi, è un limite della piattaforma)

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