• Immagine della discussione

    I musei audience-centric: conoscere i visitatori per proporre migliori esperienze di visita

    di Benedetta Scarpelli

Negli ultimi anni si sta diffondendo sempre più la tendenza a mettere gli utenti e i loro bisogni al centro della progettazione di prodotti e servizi.

Questo implica una rivisitazione dei processi e delle metodologie progettuali che devono ora tener conto delle aspettative e delle esigenze degli utenti finali. In poche parole, diventa necessario pianificare strategie di Audience engagement per sviluppare una relazione con gli utenti, conoscerli, creare e alimentare una comunità di riferimento.

Questa tendenza sembra essere significativa tanto per le imprese commerciali, quanto per quelle culturali: già nei primi anni 2000, infatti, molti musei hanno cominciato a definire prospettive audience-focused.

Ma cos’è esattamente l’Audience engagement?

Si tratta di un dominio interdisciplinare che coniuga museologia ed educazione, sociologia e psicologia, divertimento e conoscenza, attenzione al consumatore e marketing. Nel complesso si può definire come un processo strutturato di ampliamento, diversificazione, intensificazione delle relazioni di un’organizzazione culturale con le persone. Nasce quindi come momento in cui le istituzioni culturali si interrogano su come conoscere i loro visitatori, come progettare strategie di coinvolgimento per includere diversi pubblici, come allargare lo sguardo e valutare meglio il proprio impatto. Tutto ciò è facilitato dagli strumenti messi a disposizione della rivoluzione digitale, del web 2.0 e delle ICT, grazie ai quali i musei possono dialogare con il loro pubblico e creare insieme nuovi contenuti.

Le strategie di Audience engagement, inoltre, posso supportare la social innovation: conoscendo i bisogni di specifici target è possibile creare nuovi percorsi di accessibilità sociale, psicologia e fisica­.

Dal punto di vista operativo, adottare una strategia di questo tipo significa scegliere strumenti di ascolto, analisi, monitoraggio e anche di valutazione delle attività proposte, che siano funzionali all’individuazione di strategie che abbiano l’obiettivo di confrontarsi con persone reali e con una società in continua evoluzione.

Questi interventi richiedono una pianificazione ad hoc, perché costituiscono processi lunghi, che coinvolgono diversi attori e incidono su diverse fasi di progettazione e messa in pratica del servizio culturale.

Conoscete musei in Lombardia che stanno sviluppando interessanti strategie di Audience engagement?

CONDIVIDI
I nostri canali social

Ultimi 2 contributi di 2 totali

######## ########

29/05/2018 alle 17:36

Sarebbe davvero interessante e avvicinerebbe le persone a questo "mondo". Io non sono contrario a unire il marketing all'esperienza: ogni ente e/o associazione e/o istituto culturale e/o fondazione è, in modi diversi, un'azienda che deve attirare a sé i "consumatori" e laddove l'attrattiva comporta uno scambio culturale, un aumento della propria conoscenza, ben venga.

La personalizzazione è permette di avere esperienze più forti, più impattanti e maggiormente in grado di scatenare il "passaparola" portando sempre più persona a voler intraprendere la medesima esperienza.

Il problema però mi viene da dire che è sempre lo stesso: chi finanzia tutto questo?

Non possiamo pensare che musei e realtà culturali abbiano questa capacità economica...


CONDIVIDI

Luca Raschi

25/05/2018 alle 11:41

Ciao Benedetta, quello dell'audience engagement è un tema e un approccio molto interessante da analizzare perché strategico e impattante, ma allo stesso tempo delicato: è un tipo di strategia, come dici tu mirata all'ascolto e alla creazione di maggiori occasioni di interazione con le persone, senza però far percepire le finalità strategiche e di marketing. Il monitoraggio dev'essere costante senza risultare evidente ed oppressivo. È quindi un tipo di relazione molto difficile da progettare in modo equilibrato.

Per rispondere alla tua domanda finale, ritengo che il Mudec stia facendo molto in questo senso, sperimentando tipologie anche molto diverse di esposizione e interazione con le opere e i contenuti multimediali, organizzando attività diversificate (workshop, laboratori, spettacoli) per i pubblici di tutte le fasce di età. Da una parte è sicuramente un modo per variare l'offerta, ma allo stesso tempo un modo per sperimentare e valutare le diverse reazioni del pubblico e migliorare sempre più l'offerta e la capacità di coinvolgimento.

CONDIVIDI