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    Le macchine intelligenti ci aiutano ad essere più sicuri?

    di Vanda Lombardi

La sicurezza informatica, ormai l’abbiamo imparato, è molto più di un semplice problema dovuto a qualche hacker originale e senza scrupoli. Si tratta di un sistema complesso, radicato nella struttura stessa della Rete e anche di certi fenomeni industriali, legati alla deep internet e agli interessi economici che ruotano intorno al dominio dell’enorme business digitale.

In questo scenario, la guerra acquisisce sempre nuove armi e strumenti; gli ultimi in ordine di apparizione si chiamano intelligenza artificiale e machine learning. Anche senza essere dei tecnici, si può immaginare come questi nuovi modelli di computer in grado di riprodurre processi cognitivi, siano utili nel riconoscere virus che cercano di attaccare sistemi informativi.

In particolare la machine learning aiuta ad analizzare in tempo reale ogni comportamento anomalo, confrontandolo con la memoria “storica” degli attacchi alla sicurezza. Tuttavia un quadro più dettagliato sul tema è fornito dall’articolo di Giancarlo Calzetta. Innanzitutto non si tratta dell’arma finale: questa tecnologia alza il livello dello scontro anche perché viene impiegata anche da chi attacca, non solo da chi difende. E poi il machine learning è utile non solo nel riconoscere modalità già viste ma anche nell’individuare cose mai viste; quando si presentano fenomeni nuovi e non riconoscibili, l’antivirus da l’allarme. E’ quello che è avvenuto con i ramsomware che si comportavano in modo diverso dai “soliti” virus.

Ma anche in questo caso le “macchine” non riescono (ancora) a sostituire l’acume della mente umana, la capacità di farsi domande e di mettere in dubbio certezze e modelli; una caratteristica importantissima nella costruzione della sicurezza digitale.

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Ultimi 3 contributi di 3 totali

GIOVANNI GREATTI

24/12/2018 alle 10:29

Dipende ... come Internet la AI può essere utilizzata per "scopi positivi" oppure per "scopi negativi" ... 

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Luca Raschi

25/06/2018 alle 12:37

Buongiorno Vanda, questo è un tema molto dibattuto ultimamente nel mondo della cyber intelligence. L'intelligenza artificiale e il machine Learning sono sicuramente strumenti estremamente utili per monitorare l'attività di reti sempre più complesse e dai confini molto labili (basta ricordare temi come lo smart working e il cloud computing per capirne la variabilità), ma non vanno prese, come dici tu, come la soluzione definitiva. Come sostiene anche Giovanni Vigna (Prefessore al dipartimento di computer science della University of California in Santa Barbara), il rischio è che ,in balia di questo trend, tali tecnologie vengano applicate pedissequamente alle strategie di sicurezza, senza nessuna reale innovazione. Mentre invece gli hacker, sono molto più portati ad utilizzare queste risorse in maniera strategica. È quindi fondamentale capire come combinare queste tecnologie con le procedure per la protezione in maniera efficace per i prossimi anni a venire.

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23/06/2018 alle 12:54

La cyber security è un tema drammaticamente importante, per volumi e costi generati, ma ancor più per quello che rischia di diventare sempre più un elemento costate e strutturale di pericolosità e, appunto, insicurezza. I comportamenti individuali giocano un ruolo basilare come pure le competenze manageriali ma le tecnologie in questo senso possono aiutarci in modo importante, basti pensare alla blockchain. Ci si deve chiedere piuttosto si queste tecnologie riescano a rimanere solo nel campo dei "buoni" invece di diffondersi anche sul versante degli hacker e dei cyber-criminali. Su questo versante si dovrebbe cominciare a sviluppare esperienze di open innovation sicura e legale, in grado di non alimentare anche il "lato oscuro" dell'innovazione.

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