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    Un ministro dell’innovazione? Quanto serve la politica alla ricerca?

    di Vanda Lombardi

L’ultimo in ordine di tempo è stato Carlo Mochi Sismondi che nei giorni scorsi ha proposto un Ministro per il Futuro, provocazione tra il serio e il faceto per sottolineare come la politica italiana stia ignorando la ricerca e l’innovazione.

Ma il tema del rapporto tra chi governa e chi studia e investe per creare sviluppo, è molto più antico e ci porta indietro nella Storia. Si può affermare che la supremazia dell’Occidente, coincidente con l’era Moderna, si basi proprio sullo sviluppo della ricerca scientifica, unita alla nascita degli imperi.

La curiosità e il metodo scientifico hanno spinto gli europei a superare i propri confini, costruire nuove tecnologie, fare scoperte praticamente in tutti gli ambiti di ricerca. Una elemento, questo, che fece la differenza rispetto ad altri grandi imperi che, in Asia e America, contavano su ricchezze maggiori.

Ma proprio l’approccio alla ricerca permise in poco tempo di sopravanzare su queste realtà e imporre la cultura Occidentale praticamente in ogni parte del globo.

Pertanto, a ben vedere - con la necessaria distanza e analisi - la ricerca è sempre stata un’ottima compagna della politica, e viceversa. Perché se è vero che le missioni esplorative del XVI secolo spinsero gli europei oltre i propri confini geografici e economici, questo è dovuto alla relazione circolare tra impegno politico (ed economico), da un lato, e risultati scientifici, dall’altro.

La criticità della relazione tra ricerca e politica è, dunque, un elemento abbastanza recente, in gran parte dovuto alle ricadute di scelte economiche e finanziarie che hanno invaso la sfera politica e sociale.

E’ giusto richiamare l’attenzione della politica all’impegno a supporto dell’innovazione ma questo andrebbe sottolineato come un pericolo per la politica stessa. Si dovrebbe far presente ai politici che non “sfruttare” la ricerca significa trovarsi alla guida di un’automobile senza motore. Proseguendo nella metafora, la ricerca e l’innovazione sono un motore che non può avanzare senza telaio, ruote e carrozzeria. Ma in ogni caso l’auto non cammina e i passeggeri - che poi saremo noi - rimangono a piedi.

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Ultimi 2 contributi di 2 totali

Giuseppe Catalani

04/06/2018 alle 12:55

Le mie reminiscenze di storia probabilmente sono imperfette, ma la scienza non è nata in Europa, certo è, che come la vita, il mondo delle scienze ha un suo ciclo: chi eccelleva prima non eccelle più oggi e viceversa. A mio avviso la politica è solo il facilitatore, tra le due realtà che intervengono nel processo evolutivo. Il sistema economico e il sistema scientifico, due mondi che non si parlano mai, due mondi che pensano di non avere connesioni reciproche, ma sappiamo bene che il legame è a doppio filo. Il sistema economico chiede e il sistema scientifico risponde, ovvero il sistema scientifico propone, il sistema economico applica, il tutto è mosso comunque dall'interesse di procurare risorse. In questo la politica deve, o dovrebbe, creare i presupposti affinchè questo dialogo avvenga, ponendo eventuali limiti, quando i loro interessi trascendono da ciò che il determinato momento storico definisce morale, ovvero quando, in ottica prospettica gli interessi dei due mondi, contrastano con quelli che la politica, si spera, dichiara essere quelli della comunità che rappresenta. Salvo questi casi, la politica dovrebbe creare solo i presupposti attraverso azioni che spingano i due mondi a collabotrare, certo è che lo sforzo maggiore lo fanno i due mondi stessi. La realtà però è assai diversa in quanto il mondo economico non si avvicina al mondo scientifico con la giusta ottica, mentre il mondo scientifico non è preparato al confronto con il mondo economico...risultato? i cassetti sono pieni di cose che poi non trovano attuazione, ovvero c'è necessità di soluzioni a cui pochi si dedicano.

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Gianni Tartari

02/06/2018 alle 20:42

L'osservazione è assolutamente pertinente e da più parti (https://www.economyup.it/innovazione/elezioni-2018...; https://www.huffingtonpost.it/luca-raffaele/a-a-a-...: https://www.ilfoglio.it/economia/2018/05/22/news/c...) negli ultimi sei mesi l'argomento è stato dibattuto. Ci sono Paesi che annoverano ministeri simili (Canada, Danimarca, ecc.) ed esistono perfino ministri della pianificazione del futuro (https://en.wikipedia.org/wiki/Ministry_of_Science,...).

Per avere la spinta per considerare la politica dell'innovazione come una delle politiche chiave occorre però avere solide basi di conoscenza dei meccanismi con i quali dalla ricerca e innovazione derivino ... posti di lavoro.

La comunità scientifica nazionale, evidentemente, non è capace di far sentire la propria voce a riguardo, proprio in un momento di transizione epocale delle prospettive industriali e non solo. Alla ricerca, quindi, servirebbe molto una politica illuminata che investa di più in strutture e formazione di alto livello per impedire la perdita di cervelli e per attrarne di nuovi da fuori.

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