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18/01/2022

Le PMI italiane resistono alla pandemia. Ma gli impatti sono diversi

Osservitalia 2021, crisi asimmetrica: il 28,2% ha avuto perdite superiori al 20%, il 26% è cresciuto

Redazione Open Innovation

Redazione Open Innovation

Regione Lombardia

Secondo il Rapporto Cerved (Centro Regionale Veneto Elaborazione Dati) PMI 2021, che ha fotografato gli impatti della pandemia sulle piccole e medie imprese italiane, la crisi ha colpito in maniera differente le diverse realtà a seconda del settore e delle misure dei provvedimenti che le hanno riguardate: il 28,2% delle PMI del campione intervistato ha subito nel 2020 un calo dei ricavi superiore al 20%, mentre il 26% li ha addirittura accresciuti.

L’emergenza pandemica ha bruscamente interrotto il graduale e lento processo di ripresa delle PMI italiane, che solamente nel 2018 erano riuscite a recuperare i livelli di fatturato del 2007: in media, infatti, i ricavi in termini reali si sono contratti dell’8,8% tra 2019 e 2020, il calo maggiore osservato in tutta la serie storica monitorata.

Le piccole imprese, quelle che impiegano tra 10 e 50 addetti, sono quelle che hanno patito maggiormente la crisi, con un calo del -9,1%, seguite da quelle di medie dimensioni con una perdita del 6,3% e dalle grandi con un calo del 5,4%.

A questo si aggiunge l’impatto sul valore aggiunto che ha toccato un - 9,2%, nonostante i ristori che hanno fornito un contributo di 2,7 miliardi di euro e il taglio dei costi operativi, soprattutto per quanto riguarda materie prime e semilavorati. Ma la crisi pandemica non ha impattato solamente a livello economico, generando evidenti effetti anche sulla demografia di impresa, con il numero di nuove società di capitale, ovvero il bacino da cui generalmente nascono le PMI, che è calato del 13,8% nel solo 2020, portando il numero delle PMI a contrarsi dopo diversi anni di crescita, passando dalle circa 160 mila del 2019 alle 154 mila del 2020 (-3,9%).

Nonostante l’entità della crisi però i dati relativi ai bilanci, alle abitudini di pagamento e agli score creditizi evidenziano la buona tenuta finanziaria del sistema italiano di PMI e una ripresa sostenuta nel corso del 2021: il trend dei debiti finanziari, piuttosto contenuto negli scorsi anni, ha fatto registrare un’impennata nel 2020, +11,9%, con le esigenze di liquidità che sono state più che soddisfatte, tanto che alla fine del 2020 le PMI avevano accumulato ampie riserve, grazie soprattutto al contributo dei prestiti.

I dati di Payline, infatti, indicano che questa liquidità è stata impiegata anche per tornare a saldare le fatture commerciali: dopo la temporanea crisi dei mancati pagamenti, le PMI hanno mostrato chiari progressi, con gli indicatori che hanno mostrato a giugno una situazione migliore rispetto a quella pre-crisi, con una quota più bassa di fatture non saldate, una maggiore puntualità dei saldi e tempi di pagamento più rapidi.

 

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