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    Ecco MOAB, bioreattore per accelerare la sperimentazione di farmaci

    Il dispositivo per test su mini-tessuti viventi in vitro punta anche a sostituire i modelli animali

    di Redazione Open Innovation | 02/03/2021

Il suo nome è MOAB ed è un dispositivo (bioreattore) di coltura cellulare sviluppato per ridurre i tempi di sperimentazione e i tassi di fallimento nella sperimentazione di nuovi farmaci. Attraverso il bioreattore, abbinato a nuovi substrati (i nicchioidi), si possono eseguire test farmacologici su mini-tessuti viventi in vitro, più realistici dei mono-strati cellulari. Questi modelli di tessuto vivente in miniatura hanno riprodotto una risposta cellulare a farmaci, quali gli agenti chemioterapici e le cellule staminali geneticamente modificate, analoga a quella dei modelli animali.

Il progetto realizzato dal Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta” del Politecnico di Milano con il supporto del Consiglio Europeo della Ricerca (ERC) ha evidenziato la sua efficacia come pre-screening per ridurre, raffinare e in parte sostituire i modelli animali. Un lavoro che può colmare il tasso di insuccesso delle fasi pre-cliniche di sperimentazione dei farmaci che può raggiungere il 96%.

Il bioreattore MOAB è composto da tre camere di coltura in miniatura, ognuna delle quali può ospitare organoidi tridimensionali: si tratta di modelli tessutali costituiti da cellule viventi, della dimensione di pochi millimetri, perfusi con un mezzo di coltura nutriente. Il gruppo di ricerca ha integrato nel progetto MOAB il “nicchioide”: una griglia microscopica tridimensionale microfabbricata per la coltura delle cellule staminali realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano e del CNR.

Oggi MOAB srl sta realizzando un modello cellulare per testare la potenziale tumorigenicità di una nuova terapia con cellule staminali ematopoietiche geneticamente modificate, per la cura di malattie monogeniche legate al sangue, come l’anemia falciforme e l’emofilia. Nella terapia, le cellule staminali ematopoietiche vengono raccolte dai pazienti e, prima di essere reinfuse, vengono modificate per correggere la mutazione. MOAB-nichoid fornirà una piattaforma innovativa per i test in vitro, in grado di verificare la sicurezza delle cellule staminali ematopoietiche modificate geneticamente. Inoltre, il metodo potrebbe appunto sostituire in parte la sperimentazione animale.

 

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