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Storie di innovazione
Ema, in Europa battaglia bipartisan per portarla a Milano
Amsterdam in ritardo, niente sede entro il 2019. Riassegnare l’Agenzia Europea del Farmaco al Pirellone è la richiesta contenuta nell’interrogazione dei parlamentari italiani alla Commissione Ue
di Redazione Open Innovation | 16/01/2018
Continua la battaglia per riportare Milano in pista per ospitare al Pirellone l’Ema, l'Agenzia europea del farmaco. Si tratta di una lotta bipartisan, portata avanti da diverse forze politiche, sia a livello locale sia nazionale. Al centro del dibattito, i ritardi di Amsterdam (che aveva vinto l'assegnazione contro Milano lo scorso 20 novembre dopo una serie di votazioni sfociate in un ultimo e beffardo lancio della moneta) nell'adeguamento della sede destinata a ospitare l'agenzia nel 2019.
Nelle scorse settimane, Elisabetta Gardini, capo delegazione di Forza Italia, e Patrizia Toia, capodelegazione degli eurodeputati del Pd, hanno presentato congiuntamente un’interrogazione alla Commissione europea e al Consiglio con la quale chiedono di fatto la riapertura di questa partita.
Il motivo, secondo il sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi, sembra fondato: Amsterdam non sarebbe in grado di assicurare una sede all'Ema entro marzo 2019 – addirittura si sforerebbe arrivando a marzo 2020, secondo il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin -, una delle condizioni fondamentali per la scelta della sede. A causa di tali ritardi, che rischiano di danneggiare il diritto alla salute dei cittadini, non rispettando il principio di business continuity e arrecando costi aggiuntivi al bilancio Ue, le due eurodeputate chiedono se vi sia «ragione per riaprire la procedura».
Le modalità della votazione aveva lasciato l’amaro in bocca al capoluogo meneghino: i governi dei 27 Stati membri della Ue avevano tirato a sorte, visto che Amsterdam e Milano erano arrivate alla parità dopo la votazione al Consiglio. E i numeri di Milano, considerati i migliori sulla carta sulla base delle condizioni poste dalla stessa EMA, hanno contribuito a rendere più amara la sconfitta: a favore dell’Italia avrebbero dovuto giocare infrastrutture, logistica, vicinanza a località di villeggiatura, l’offerta di una sede immediatamente operativa nel cuore della città con un canone di affitto irrisorio: nullo per il primo anno, il 2019 (quello in cui EMA diventerà operativa), solo 2 milioni l’anno nel 2020, 7 milioni a partire dal 2022.
Non resta che attendere la risposta della Commissione europea alle richieste di approfondimento in merito alla riassegnazione. Ricordando che in gioco c’è un ritorno economico di tutto rispetto, sfumato lo scorso 20 novembre col lancio della moneta: le stime più prudenti parlano di un indotto di 3 mila nuovi posti di lavoro e di un impatto economico tra 1,7 e 1,8 miliardi di euro. Va detto però che le possibilità di un colpo di scena sono ridotte: per rovesciare le carte in tavola occorrerebbe infatti il voto favorevole della maggioranza della Commissione, oltre che il via libera del Consiglio Ue, l’organismo che aveva adottato la decisione tanto contestata.
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