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Storie di innovazione
In Bicocca si studiano e di creano innovativi biomateriali
di Redazione Open Innovation | 04/08/2017
Questo è il cuore del progetto condotto dai ricercatori dell’Università degli Studi di Milano Bicocca e dell’Imperial College di Londra. Responsabile del gruppo di ricerca italiano Laura Cipolla, professore associato di chimica organica.
Professoressa Cipolla, ci racconta da cosa nasce questo progetto?
Il progetto nasce dalla necessità, non ancora soddisfatta dalle tecnologie e dalla medicina odierna, di un biomateriale adeguato a sostenere e promuovere la rigenerazione del tessuto osteocartilagineo. Il materiale ideale, come caratteristiche primarie, deve avere proprietà meccaniche in termini di resistenza ed elasticità analoghe al tessuto che si vuole rigenerare. Dagli anni ’70 è noto che materiali a base di silicio, spesso chimati “biovetri”, sono adeguati a sotenere la rigenerazione del tessuto osseo, ma mancano della caratteristica elasticità di questo tessuto, nonché di quello cartilagineo. Da allora, diversi gruppi di ricercatori hanno proposto una nuova classe di materiali detti “ibridi” in cui viene combinata la caratteristica resistenza meccanica dei biovetri (della componente silicea inorganica), con l’elasticità data dalla presenza di un secondo componente, generalmente di matrice organica polimerica. In questo ambito si è inserita la nostra ricerca e le nostre competneze di chimici organici, che abbiamo integrato con la decennale esperienza nell’ambito dei biovetri e dei materiali ibridi del gruppo di ricerca dell’Imperial College. Abbiamo quindi progettato insieme un nuovo materiale ibrido organico/inorganico, utilizzando una componente organica mai utilizzata fino ad oggi.
Come si compone il team?
Il gruppo di ricerca cha ha lavorato sul progetto è costituito da me stessa e dalla Dott.sa Laura Russo, assegnista di ricerca durante lo sviluppo del progetto e oggi Ricercatore universitario, presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca di Milano, e dal Prof. Julian Jones e dalla Dott.sa Francesca Tallia dell’Imperial College di Londra.
Il progetto è stato possibile grazie alle competenze complementari dei due gruppi di ricerca; in particolare il gruppo di Milano-Bicocca ha contribuito con le competenze di chimica organica, acquisite in decenni di ricerca nell’ambito di sistemi complessi biologicamente rilevanti. Il gruppo dell’Imperial College ha contribuito con le competenze approfondite sulla progettazione di materiali ibridi e con competenze ingegneristiche.
Un progetto e uno studio che nasce in Lombardia, all’Università degli Studi di Milano Bicocca; quanto il territorio e il network in cui siete inseriti ha aiutato in questo percorso?
Il territorio ha certamente aiutato il progetto, grazie alla sua vivacità culturale e scientifica, e alle infrastrutture. Pensiamo a tal proposito ai finanziamenti elargiti da enti privati, quali la Fondazione Cariplo, che ha consentito al gruppo di Milano-Bicocca di aprire nel 2010 una nuova linea di ricerca nell’ambito della progettazione di materiali avanzati per la medicina rigenerativa. Da questo primo finanziamento il gruppo di ricerca ha investito energie e competenze nella progettazione di nuovi materiali, i cui risultati sono stati presentati a congressi di rilevanza internazionale sui biomateriali. Da qui è nata la collaborazione con il gruppo inglese.
Inoltre, gli innumerevoli eventi di promozione tecnologica e innovazione sanitaria periodicamente organizzati e promossi sul territorio ci hanno consentito di divulgare i risultati della nostra ricerca a TechnolgyHub 2016, Fieramilanocity, un evento fieristico che promuove e valorizza le tecnologie emergenti, contribuendo alla loro diffusione tra le aziende e i settori in cui possono trovare applicazione, nonché a Health IT 2017, 13° Edizione, dedicato all’innovazione in ambito medico-sanitario.
Stiamo parlando di un materiale davvero innovativo, ci spiega quali potrebbero essere i risvolti tangibili per i cittadini derivanti dalla vostra ricerca?
Il materiale ottenuto ha caratteristiche molto particolari: la sua composizione è modulabile e pertanto consente di raggiungere caratteristiche simili sia al tessuto osseo che cartilagineo; al contempo il materiale è in grado di auto-ripararsi in caso di fratture. Date queste peculiarità, le prospettive potrebbero essere molteplici. Attualmente stanno proseguendo gli studi in ambito biomedico, come biomateriale promettente per la rigenerazione del tessuto osteocartilagineo. Se gli studi dei prossimi anni dovessero confermare le premesse, il cittadino potrebbe beneficiare di nuove terapie nella cura dei danni dei tessuti ossei e cartilaginei provocati da traumi o patologie.
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