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    Francesco Svelto: Collaborazione, formazione e trasferimento tecnologico, parole chiave per il futuro

    di Redazione Open Innovation

Il Prorettore Terza Missione dell’Università di Pavia, Francesco Svelto, coordinerà in occasione dell’evento #Lombardiaèricerca il workshop “Lombardia R&I 2020”.

Il Prorettore propone e lancia alcuni spunti di riflessione come punto di partenza per la riflessione che continuerà nel corso del workshop del 6 aprile.

Quali sono le vostre idee e suggestioni rispetto ai temi sollevati? Potete lasciare un vostro commento alla discussione; le riflessioni verranno riprese nel corso del workshop.

La riflessione del Prorettore Francesco Svelto (fonte: Prospettiva Aperta di Open Innovation):

La Legge Regionale n. 29 del 2016 “Lombardia è Ricerca e innovazione” ha lo scopo di favorire la competitività del sistema economico-produttivo, potenziando l’investimento regionale in ricerca ed innovazione. Il 6 aprile avrò il piacere di moderare uno dei cinque momenti di approfondimento nel corso dell’iniziativa di insediamento della Cabina di Regia regionale per la Ricerca e l’Innovazione. Il workshop dal titolo “Lombardia R&I 2020” avrà al centro le tematiche del capitale umano, del trasferimento tecnologico e degli acquisti intelligenti. Ma quali sono le premesse e le osservazioni da cui muovere la nostra riflessione?

La crisi profonda del 2008 ha lasciato tracce evidenti nel tessuto produttivo, portando alla scomparsa di intere filiere. Le aziende lombarde escono da questi anni difficili dimostrando comunque una buona capacità competitiva, se ci si confronta con contesti regionali di analoghe dimensioni. Il quadro di riferimento globale è competitivo, contiene minacce di cui essere consci ma anche nuove e grandi opportunità. A partire dal commercio mondiale che è in grande incremento, addirittura triplicato in poco più di 13 anni dagli inizi del 2000, secondo dati ONU. Le aziende devono però pensare maggiormente a sfruttare l’Open Innovation, le collaborazioni tecnologiche ed operare di più in rete, visto che sono generalmente di piccole dimensioni.

In termini di prospettiva occupazionale, va poi considerato che l’incremento dei posti di lavoro è previsto principalmente per quelli ad alta formazione mentre quelli definiti più di routine sono tendenzialmente in diminuzione. Il grande potenziale di innovazione che Università ed enti di ricerca propongono va sfruttato meglio di quanto viene fatto ora, con particolare riguardo alle ricadute che può avere sul territorio nazionale e regionale.

Sulla formazione del capitale umano, inoltre, dobbiamo prendere atto di un ritardo: il numero medio di anni di formazione in Italia è minore rispetto a molti paesi europei e la differenza è di quasi 3 anni rispetto ai Paesi del Nord. L’impatto sul PIL è significativo. Dobbiamo spingere in modo deciso allora, a partire dalle scuole superiori soprattutto di ambito tecnico, facilitare l’accesso universitario (anche con interventi ad hoc per contenere la spesa delle famiglie), favorire iniziative di formazione congiunta anche innovative che coniughino formazione ex cathedra e cultura d’impresa. Un commento specifico meritano i giovani stranieri che cercano formazione superiore nel nostro paese. Ce ne sono soprattutto in Lombardia e possono essere una grande risorsa per lo sviluppo di iniziative imprenditoriali ad alto contenuto tecnologico nel paese e nel territorio. Dovremmo agevolare la loro permanenza. I profitti delle loro future aziende creerebbero indotto qui.

Anche il tema della valorizzazione della ricerca è al centro dell’attenzione del dibattito vista la sua centralità in un’epoca in cui le aziende, indipendentemente dalle dimensioni, cambiano il loro approccio all’organizzazione della ricerca e sviluppo. Si può e si deve condividere di più la conoscenza. Si può e si deve avvicinare di più il mondo delle aziende agli enti di ricerca. Spazi fisici condivisi permetterebbero di discutere le vere problematiche di processo e prodotto ma anche gli approcci metodologici alle soluzioni. Permetterebbero di avviare giovani studenti e neo-laureati al contesto produttivo. Vanno incoraggiati come questa legge propone. L’impatto di idee innovative brevettate e degli spin-off proposti dal personale degli enti di ricerca deve essere più tangibile nella Società. In parte è una cultura che deve penetrare maggiormente i contesti di ricerca, in parte gli attori per la valorizzazione devono diventare anche in contesto pubblico più dinamici, capaci di incidere rapidamente sul mercato, dotarsi di portafoglio per investire sulle idee più promettenti.

La legge regionale interviene, attraverso l’art.2 in particolare, sia sul capitale umano che sul trasferimento tecnologico. Quelle qui riportate sono solo alcune proposte per sfruttare ambiti suscettibili di maggior esplorazione. L’evento del 6 aprile in Regione Lombardia #Lombardiaèricerca e il workshop che seguirà saranno momenti di confronto ideali per portare all’attenzione nuove idee e suggestioni.

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Elia Cattaneo

03/04/2017 at 15:51

Ringrazio il Prorettore e i professionisti che coi propri interventi stanno rendendo interessante questa discussione.

La mia riflessione verte sull’opportunità data dalla tecnologia agli enti pubblici di realizzare un proprio importante compito nell’economia: collettori/garanti di dati che devono essere “pubblici” e distributori degli stessi, entrambe attività che possono fortemente incidere sull’economia in ottica “Open Innovation”.

Questo può valere sia dal lato ricerca scientifica, rendendo maggiormente visibili brevetti e know-how del sistema pubblico della ricerca valorizzabili dalle imprese (es: acquisto, licenza…), sia da quello commerciale/manageriale, rendendo disponibili dati già pubblici attualmente ottenibili a pagamento, per quanto a basso costo.

Penso ad esempio ai database sulle imprese (es: dati del sistema camerale): attualmente sono disponibili a costo relativamente contenuto bilanci, visure, database, ma il fatto che non siano gratuiti pone seri limiti alla volontà della PMI di utilizzarli (“giocarci”) e di conseguenza alla loro capacità di acquisire competenze manageriali di tipo commerciale. Tanti clienti PMI non sanno che i bilanci sono pubblici, figurarsi iniziare ad usarli per strutturare politiche commerciali mirate o fare un’analisi di bilancio di base di clienti e fornitori.

Ritengo la diffusione dei dati in maniera aperta un importante e semplice passo per la valorizzazione del capitale umano delle PMI, del sistema scolastico e come potenziali driver di occupazione, sarei lieto di discuterne durante il workshop.

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Francesco Leone

02/04/2017 at 17:29

L'attenta analisi del Prorettore Svelto, che si prepara a coordinare un geniale Workshop, organizzato da Regione Lombardia, su Ricerca e Innovazione 2020, chiave di volta per accelerare il processo di sviluppo della nostra Regione e quindi del nostro Paese, mi stimola a formalizzare alcune mie considerazioni:

  1. Sarebbe utile, a mio parere, distinguere tra Innovazione ad alto contenuto di Intelligenza (BII - Brain Intensive Innovation) e Innovazione ad alto contenuto di Conoscenza e di Scienza (KSII- Knowledge and Science Intensive Innovation). Le strategie di supporto, necessarie allo sviluppo di queste due tipologie di Innovazione, come è noto, sono molto diverse fra loro:
    1. La BII è un grande punto di forza del nostro Paese a partire dal grande Leonardo. Il Miracolo Economico degli anni '50-'60 si è generato grazie alle geniali intuizioni di tanti artigiani, capi reparto, comunque non scienziati, che hanno saputo sviluppare nuovi prodotti e nuovi processi senza alcun supporto scientifico. Eclatanti esempi fra i tantissimi: la Nutella di Michele Ferrero, il frigo Sirio di Giovanni Borghi, la Brugola di Egidio Brugola ecc. ecc. A livello internazionale basta citare la nascita del trolley. Dopo 5.500 anni dallo sviluppo della ruota da parte  dei Sumeri, l'umanità ha dovuto attendere la splendida intuizione di un ignoto pilota della NorthWest Airlines - Robert Plath - che decise di applicare le ruote ad un valigia, rivoluzionando il nostro modo di viaggiare! La BII è l'area in cui i MakerSpace possono essere di gran supporto ai tanti potenziali inventori che vogliono verificare una loro brillante ed innovativa intuizione.
      • Sarebbe utile discutere ed individuare i modi più appropriati per fornire specifici servizi ai potenziali inventori, in questa immensa area di possibile grande sviluppo industriale;
    2. La KSII, a differenza della precedente, non può che realizzarsi nelle Università e nei Centri di Ricerca. Questa è un'area in cui l'atavico vizio italico dell'individualismo pone il nostro Paese in una drammatica posizione di debolezza. Nell'Economia della Scienza e della Conoscenza, l'Innovazione non si realizza più con la genialità del singolo ricercatore. Oggi la interdisciplinarietà tecnologica impone la creazione di Teams complessi. Basti pensare per esempio alla Ricerca nella Life Science, dove la genialità di un medico non è assolutamente sufficiente per generare una reale innovazione. Se al geniale medico non si associa il chimico, il fisico, l'ingegnere, il biologo, il softwarista ecc. la probabilità di successo è zero! Altro punto di debolezza del nostro sistema è rappresentato dalla consolidata propensione del nostro ambiente Universitario a privilegiare la Ricerca Scientifica rispetto a quella Applicata. La Ricerca Scientifica si ferma alla fase di Invenzione che si conclude, come è noto, con la PoC - Proof of Concept - Vedasi grafico allegato. A fronte di una prestigiosa collocazione internazionale della nostra Accademia nella valutazione "Hirsch Index", in cui le pubblicazioni degli Istituti di Ricerca Italiani si collocano nel primi 10 posti per validità scientifica, la Ricerca Applicata invece resta la cenerentola del nostro sistema Innovazione.
      • Sarebbe utile ed interessante discutere su come trasferire in Italia, e in Lombardia in particolare
        • la cultura:“l’Università deve essere il focolaio della imprenditorialità; essa ha, come componente del suo DNA, la Missione di servire il Paese e l’Umanità. Se vi è una nuova scoperta, lo stadio successivo è identificare che cosa può essere fatta con essa per migliorare la vita umana” (Prof. Peretz Lavie, Rettore della Technion University – Haifa - Israele).
        • i meravigliosi sistemi di sviluppo di nuove aziende KSII, affermatisi, per esempio, in:
          • Germania: Fraunhofer Gesellshaft, nato nel 1949 come Driver of Innovation, è diventato una solida, efficace ed efficiente cerniera fra il grande apparato di Ricerca Scientifica Tedesca, primi fra tutti i Max Planck Institutes, e l’Industria Tedesca;
          • Svizzera: I 2 famosi Politecnici Svizzeri, ETH – Zurigo ed ÉPFL – Losanna, operano in base alla Legge Federale Svizzera: uno dei compiti è lo sfruttamento delle loro scoperte scientifiche (“as defined in the Swiss Federal Law ….. one of the purposes of ETH and EPFL is to exploit their research findings”) e ancora: opera per far crescere la competitività dell’Economia Svizzera e creare posti di lavoro duraturi! (“Technopark Academy (che coordina i 2 Politecnici) acts to increase the competitiveness of the Swiss economy and to create enduring jobs”)
          • Israele: tutta l’attività di Ricerca e Innovazione è coordinata dall’OCS - Office of the Chief Scientists, che riporta direttamente al Ministro dell’Economia. “Molteplici programmi di sostegno, continuamente aggiornati, sviluppati e offerti da OCS, svolgono un ruolo fondamentale per fare di Israele un Centro di eccellenza per l’Imprenditoria High-tech” (“A variety of ongoing support programs developed and offered by the OCS play a major role in enabling Israel to be a key centre for high tech entrepreneurship”). “L'obiettivo di OCF è quello di assistere il Ministero dell'Economia nel continuo sviluppo tecnologico di Israele, come un mezzo per promuovere la crescita economica, incoraggiare l'innovazione tecnologica e lo spirito imprenditoriale, sfruttando il potenziale scientifico di Israele, migliorando le basi di Conoscenza dell'industria Israeliana, stimolando Ricerca e Sviluppo ad alto valore aggiunto” (“The goal of the OCS is to assist the Ministry of Economy in the development of technology in Israel as a means of fostering economic growth, encouraging technological innovation and entrepreneurship, leveraging Israel’s scientific potential, enhancing the knowledge base of industry in Israel, stimulating high value-added R&D). Così si è sviluppata la "Start up Nation" per antonomasia!

Mi piace chiudere questa mia nota con quanto riportato, il 22 marzo scorso, dal WSJ circa la immensa capacità tecnologica di Israele: "How did a country so small become a technology hub? By inculcating an ethos of entrepreneurship". I am often asked how a country the size of New Jersey, with fewer residents than New York City, became a global high-tech force. In a dynamic world, where innovation and adaptation are crucial, everyone wants to know Israel’s secret educational ingredient. Despite its small size, Israel lists 93 companies on the Nasdaq—more than India, Japan and South Korea combined (nessuna azienda italiana è quotata al Nasdaq!!). In 2016 investors sank $6 billion into Israel’s more than 6.000 startup!

Mi permetto di ricordare anche il meraviglioso libro di un nostro connazionale, Prof. a Berkeley entrato nello staff del Presidente Obama: Enrico Moretti autore di: La nuova Geografia del Lavoro, edito in Italia da Mondadori. L'impressionante conclusione della sua puntuale ricerca lo ha portato ad affermare: "per ogni nuovo posto di lavoro high tech, si generano 5 posti di lavoro "untrade", che non possono essere importati: parrucchieri, calzolai, colf, massaggiatori, pizza makers, medici, insegnanti e così via. 

 

 

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Gianni Tartari

01/04/2017 at 10:22

Gianni Tartari

Collaborazione, soprattutto tra impresa-università ed enti di ricerca, come dice Fabiana Cerrone, e formazione sono la base su cui costruire trasferimento tecnologico volto ad accrescere la competitività del sistema economico-produttivo. Lo sforzo che viene fatto non sembra però essere ancora sufficiente. Questa mia osservazione viene dall’esperienza acquisita nel coordinamento di uno dei tavoli di lavoro di un cluster lombardo, nel quale a oltre due anni dall’inizio osservo importanti difficoltà di interazione tra impresa-università ed enti di ricerca. L’uso di linguaggi che richiederebbero un affinamento per facilitare la collaborazione, le difficoltà insite tra due realtà che si muovono con dinamiche molto differenti, una certa sfiducia verso l’ottenimento di contributi concreti che incidano in tempi contenuti sul sistema produttivo e, non ultimo, il limitato impegno in ricerca nelle piccole imprese, sono elementi che frenano il decollo dell’innovazione e delle ricadute sulle idee innovative che comunque si sviluppano di continuo. Credo, perciò, che occorra accelerare e diversificare ancora di più le opportunità di formazione (ad es. concretizzando maggiormente le esperienze scuola/lavoro) e per questo condivido in pieno la riflessione che il Prorettore Francesco Svelto fa sulla valorizzazione del capitale umano.

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