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    La partecipazione dei cittadini nel disegno dei servizi

    di Alice Verioli

Si parla spesso di partecipazione dei cittadini nella progettazione dei servizi, soprattutto in ambito pubblico. Le pratiche partecipative sono infatti suggerite da molte organizzazioni internazionali e sono promosse da programmi europei. In Italia la spinta si è focalizzata soprattutto nell’ambito della riqualificazione urbana, delle politiche sociali e degli interventi di sviluppo locale. Si pensi ad esempio ai progetti di partecipazione nel settore delle politiche sociali e alle pratiche messe in atto per la realizzazione dei piani di zona. Altro esempio è quello delle consensus conferences nella tecnoscienza in cui i cittadini comuni sono chiamati a dare una loro opinione su temi tecnico scientifici.

Il coinvolgimento dei cittadini può quindi avvenire su temi di carattere generale e può coinvolgere un numero di soggetti variabile: un comune, una grande città, una regione, una nazione. La dimensione comporta problemi organizzativi differenti: più è grande più l’inclusione dei soggetti è complicata e problematica. Per questo motivo, i contesti di prossimità e la dimensione locale è l’ambito di sperimentazione preferito, come ad esempio il coinvolgimento dei cittadini del comune di Bergamo per il progetto smart city di creazione di una “Agenda di famiglia” SPAC3 (www.spac3.it) che riguarda la digitalizzazione dei servizi comunali rivolti alle famiglie.

Alcuni approcci sono da utilizzare nella fasi iniziali del processo, servono per definire i problemi, per farsi un’idea, per riflettere sulle proprie e altrui posizioni etc. Altri metodi puntano sull’interazione tra i partecipanti, come ad esempio i focus group. In alcuni casi si chiede alle persone coinvolte di fare ipotesi di servizi ancora non presenti, come ad esempio Action planning.

Sono molte le soluzioni possibili nel disegno di un coinvolgimento attivo della popolazione, fondamentale è però, in fase di progettazione, la scelta delle metodologie corrette in base al contesto. 

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1 comment

Mario Rodella

18/03/2016 at 10:50

argomento quantomai attuale e certamente molto complesso per la sua attuazione.
fra i servizi richiesti dal cittadino, che conosco per mestiere, vi è quello cimiteriale; da non confondersi con l'offerta privata o pubblica delle onoranze funebri.
servizio pubblico essenziale d'obbligatorietà in capo al comune  che vede una profonda trasformazione nella richiesta da parte dei cittadini.
in ogni dove c'è il cimitero, quel luogo del ricordo per la comunità, ebbene, senza pensare al bisogno di credi religiosi diversi dal cattolico, con l'accrescersi della scelta di farsi cremare, il cimitero diventa un pò come il centro storico delle città: si spopola di "residenze" tradizionali, leggasi utenti, per essere nel breve tempo qualcosaltro.
si modificano usi e costumi: farsi progettare la tomba dall'artista di fama non è più uno status simbol, ma anche solo chiamare il marmista per una lapide abbellita non interessa quasi più, vuoi per costume o limitazione economica.
questa tendenza nel breve periodo metterà in difficolta le casse delle amministrazioni comunque obbligate a spendere per mantenere il decoro dell'esistente.
il coinvolgimento dei cittadini per il futuro dell'altra città sarà un bisogno al pari della smart city......il cimitero smart!
innovazione di processo e di prodotto, non vi pare?

 

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