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    #OpenEconomy

    di Giordano Fatali

 

In una cornice di mercato che ha rapidissimamente mutato di forma e dinamiche, sempre più nuove e sottili sono le forme di competitività che emergono alla pubblica attenzione. 

Si viaggia su cicli rapidissimi e, come tali, difficili tanto da prevedere quanto da intercettare. Nuovi miti e trend innovativi nascono in fretta per poi tramontare e quasi scomparire nell’arco di poche ore appena. 

Viviamo nell’éra della disruption pura, che per quanto impattantemente spaventosa incarna un’inedita e radicale opportunità per tutti noi, costringendoci a rimboccare le maniche e superare l'intorpidimento attonito di chi assiste all’incalzare del cambiamento più repentino degli ultimi decenni.

Domande professionali nuove, nuove professioni e professionalità, skills inedite, la necessità di attrarre e ritenere talenti, l'impatto rapidissimo e totale del digitale: dinamiche che riportano (ed a gran voce) l'attenzione sul valore delle Persone, e che ci chiamano a prender parte a quello che non  a torto può essere definito un Nuovo Rinascimento produttivo, quale confronto aperto in ottica open source.

Lo scorso 6 aprile, grazie alla milestone di #LombardiaèRicerca, abbiamo inaugurato un'intensa discussione dal vivo su questi temi. Da allora non è ancora trascorso un mese e non ci siamo ancora fermati; meglio ancora, non abbiamo intenzione alcuna di farlo. 

Sulla base degli spunti emersi nel corso del workshop Open Economy seguiteremo a confrontarci nei giorni a venire. Per voi che leggete, allora, l’invito è di partecipare prendendo attivamente la parola. Ricordate: innovation comes from anywhere! E in un’epoca social come la nostra, ognuno di noi è chiamato a farsi ambasciatore dell’innovazione.

Iniziamo – anzi, continuiamo da qui… Dal validissimo punto di partenza offerto dalle macro-tematiche raccolte durante il workshop Open Economy e di seguito elencate, per la precisione:

  • Logistica e smart solutions
  • Machine learning e algoritmi per la flessibilizzazione della produzione e della gestione delle risorse
  • Nuovi approcci al change management da parte della funzione HR
  • L'approccio al cambiamento del professionista delle risorse umane in quattro metafore: rain, mutant, maker, learning cover
  • Nuovi business model open economy oriented
  • Internazionalizzazione: dalla capacita linguistica all'open mind al glocal
  • Fast working: un nuovo concetto di tempo nell'era dell'open economy
  • Creatività e innovazione: far realizzare l'impossibile!

I nostri canali social

Last 3 contributions of 3 total

Fabiana Cerrone

04/05/2017 at 16:54

L’economia si evolve e con essa anche le figure professionali. In particolare in questo momento il settore delle tecnologie informatiche si sta espandendo velocemente, generando una richiesta di personale che in Italia si può quantificare intorno ai 4000 contratti a tempo indeterminato l’anno. Le cifre sono elevate se si pensa che ad esempio dal Politecnico di Milano escono ogni anno solamente 200 laureati nel campo delle ICT. Ci troviamo quindi ad un bivio poiché le istituzioni sono in ritardo rispetto alla presa di coscienza dell’importanza e dell’espansione di questo settore e l’inadeguato livello di formazione di giovani preparati, in grado di far fronte alle esigenze del mercato attuale, ne è uno specchio. In questo senso, per “aprirsi” e non chiudersi di fronte a tali scenari, sarebbe importante che le istituzioni colmassero innanzitutto il gap formativo che penalizza i giovani lavoratori di domani e che le aziende che al proprio interno posseggano competenze tecnologiche le trasmettano, tramandando il proprio sapere.

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Roberto Vannucci

01/05/2017 at 11:04

Nella "Giornata dei Lavoratori", condivido il precedente commento di Mario Moggi.

Nella prospettiva della parabola cristiana dei "talenti", ognuno di noi ha ricevuto delle qualità e deve farle rendere al meglio.

Ritengo che il tema della nuova occupazione per le imprese non sia solo attrarre talenti, quanto attrarre quelli giusti e valorizzare e utilizzare al meglio i talenti (le risorse umane) che si possiedono.

Personalmente penso che la maggior parte di noi sia normo-dotata (e a volte, ahimé, sotto-dotata), che cosa ne facciamo di queste persone?

Grazie dell'attenzione.

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Mario Maggi

01/05/2017 at 10:11

Vedo sempre che si parla della necessità di attrarre e ritenere talenti, di lanciare nuove innumerevoli start-up, ma rarissimamente si pensa all'utilizzo delle persone che hanno molta esperienza da trasferire e che sono inutilizzate. Se ci fosse ancora la "bottega" medievale, avrei tante esperienze da trasferire ai giovani, invece di lasciarle inutilizzate.

Un saluto a tutti 

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