Redazione Open Innovation

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Published on 24/08/2017

Published at 24/08/2017 at 14:51
Last update: 24/08/2017 at 14:52
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Abbiamo visto di recente moltissimi esempi nel mondo di come la robotica stia avanzando a ritmi sostenuti, mettendosi in condizione di “replicare” un sempre maggior numero di aspetti della vita umana. Dai semplici bracci meccanici dediti all’ausilio in fabbrica per i lavori più pesanti o di precisione siamo approdati a robot programmati per disegnare e dipingere, comporre musica autonomamente ecc..

La sfida dei ricercatori del settore, infatti, è la realizzazione di robot in grado di recepire gli stimoli provenienti dall’esterno e di riuscire ad elaborarli in modo da prendere decisioni più accurate ed accrescere  in un certo qual senso la percezione che queste macchine hanno di se stesse. Insomma, la vera sfida di oggi sta nel riuscire a rendere i robot umanoidi sempre più simili a noi.

In questo senso, possiamo affermare che l’Italia sia uno dei paesi più all’avanguardia nel settore robotico, sia per quanto riguarda studio e progettazione, sia per quanto riguarda la loro applicazione. Un esempio concreto e ben noto è rappresentato dal robot bambino iCub, nato nei laboratori dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT). I ricercatori sono arrivati ad un punto di svolta nel percorso di umanizzazione della loro macchina, sviluppando un software che gli ha permesso di sviluppare consapevolezza del proprio corpo.

Come negli esseri umani, tutto parte dalla pelle. Infatti, iCub è l’unico robot al mondo interamente ricoperto di pelle sensibile, grazie a oltre 2.000 sensori, i quali inviano gli stimoli ricevuti ad un software in grado di riprodurre il meccanismo che avviene nel cervello dei bambini e che – tramite degli homunculi artificiali – traccia una mappa del proprio corpo.

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