Giovanni Battista Donini

Giovanni Battista Donini

Published on 17/10/2017

Published at 17/10/2017 at 15:22
Last update: 03/11/2017 at 09:30
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Un’interessante intervista a Fabio Troiani di Bip ci offre l’opportunità di ragionare sul modo in cui cambia la figura del top manager; verrebbe naturale da aggiungere manager “del futuro” ma come giustamente è stato premesso, ormai il futuro, per le imprese, è domani. La scala temporale con cui si pianifica nello organizzazioni non è più quella dei dieci anni di dieci anni fa e nemmeno dei tre anni, di soli cinque anni fa.

L’articolo di Rusconi riporta un lavoro di Bip proprio sul ruolo e i compiti del CEO nel futuro prossimo/presente: è stata sviluppata una sorta di simulazione di una giornata tipo di un amministratore delegato di una impresa del settore “phigical” (neologismo che descrive i servizi fisici e digitali) per la clientela retail.

Lo studio comprende una serie di elementi che potremmo definire “di colore” ma che sappiamo bene sono invece importanti e sostanziali: i mezzi con cui il protagonista si muove, i luoghi in cui opera, gli strumenti di comunicazione a sua disposizione. Se nello studio di Bip si evidenziano una serie di nuove tecnologie questo non è fatto per costruire una rappresentazione “trendy” o “cool” ma per evidenziare come l’utilizzo del tempo e dello spazio cambiano drasticamente. Un’automobile a guida autonoma o l’impiego di isole di lavoro intelligenti, come l’impiego massivo di comunicazioni a distanza (e, quindi, di una relazione continua ma non interpersonale), sono innovazioni che portano ad un presidio continuo delle informazioni, lungo una pianificazione del tempo che organizza - e sfrutta - ogni momento utile della giornata.

Le problematiche affrontate sono sempre molto veloci e i loro effetti assumono dimensioni e impatto notevoli, a causa della velocità e degli effetti moltiplicatori garantiti dalla connessione digitale. Il CEO deve poter presidiare le azioni preventive e di miglioramento necessarie a rendere l’organizzazione reattiva e resiliente.

Per chiudere, riportiamo le parole conclusive di Troiani: “la grande sfida è quella di rieducare le competenze e le risorse investendo in formazione, e quindi aprire le porte alle startup per ibridizzare i modelli culturali e l’approccio all’innovazione. Una cosa, per ora, è certa: è arrivato il momento di agire, e il primo passo è capire come affrontare il cambiamento”.

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