Estetica e percezione della facilità d’uso
Luca Raschi
Published on 05/01/2018
Last update: 03/07/2018 at 18:03
Affordance (traducibile come “invito all’uso”) e piacevolezza percepita sono due dei fattori cardine che consentono ad un prodotto (fisico o digitale che sia) di comunicare un senso di soddisfazione all’utente, in quanto, attraverso segnali impliciti, lo conduce al raggiungimento del risultato atteso tramite la manipolazione dello strumento stesso. A questo obiettivo concorrono anche le conoscenze proprie della percezione cognitiva di cui si è parlato in precedenza.
Cosa c’entra allora l’estetica? Strano a dirsi, ma questo fattore entra in gioco ancor prima degli altri di cui sopra.
A dimostrarlo sono stati Kurosu e Kashimura (1995), due ricercatori giapponesi che hanno messo a punto delle metodologie per testare come l'estetica di un'interfaccia influenza l'atteggiamento degli utenti verso i sistemi computerizzati.
Per fare un esempio, in uno degli esperimenti hanno proposto agli utenti diverse versioni di Bancomat sviluppate ad hoc e identiche per numero di tasti e funzionamento, che però differivano solo per la disposizione degli elementi dell'interfaccia, senza chiaramente alterare i principi di usabilità applicati. Diversi test come questo hanno messo in luce un rapporto diretto tra le caratteristiche estetiche dell'interfaccia e l'usabilità apparente, ovvero la percezione a priori della facilità d'uso.
In pratica, un prodotto valido dal punto di vista estetico sembrerà anche più immediato e facile da usare a prima vista. Questo perché gli aspetti visivi suscitano nell'utente uno stato d'animo positivo che determina la formazione di un atteggiamento positivo nei confronti del sistema.
Coerentemente con quanto detto in precedenza, tali aspetti formali diventano psicologicamente e semiologicamente “segni” o segnali della probabilità di ottenere ciò che desideriamo tramite l’uso dello strumento, potenzialmente dall’obiettivo generale fino a ogni singola interazione.