Benedetta Scarpelli

Benedetta Scarpelli

Published on 26/04/2018

Published at 26/04/2018 at 16:44
Last update: 17/09/2019 at 15:07
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Negli ultimi mesi si sta intensificando nei musei italiani la presenza di chatbot come modalità di interazione e coinvolgimento dei visitatori.

Molto versatile e capace di supportare progetti orientati sia alla gamification che allo storytelling, il chatbot è in grado di offrire un servizio personalizzato a ciascun utente.

Proprio come con gli esseri umani, infatti, con i chatbot si può interagire ponendo domande e leggendo risposte in tempo reale, utilizzando applicazioni di uso quotidiano, come Messenger di Facebook, senza dover imparare ad usare strumenti diversi. La voce del museo comincia quindi a inserirsi nel flusso di informazioni del quotidiano, passando per una corsia preferenziale: quella dei rapporti diretti e personali.

L’esordio dei chatbot nei musei italiani è avvenuto nel 2016 quando il circuito delle case museo di Milano (Poldi Pezzoli, Bagatti Valsecchi, Necchi Campiglio e Boschi Di Stefano) ha sviluppato insieme a InvisibleStudio una caccia al tesoro guidata da personaggi virtuali.

Attualmente una delle applicazioni più interessanti ed evolute del panorama nazionale è quella proposta dal MAXXI – Museo delle Arti del XXI secolo di Roma, sviluppata in collaborazione con il partner tecnologico Engineering. Accendendo alla pagina Facebook del museo ed aprendo la chat, non solo è possibile avere informazioni di servizio, ma anche farsi guidare in percorsi tematici, approfondire aspetti relativi alla collezione, venire a conoscenza di iniziative ed eventi in programma.

Ma non finisce qui, perché l’applicazione del MAXXI si avvale della tecnologia del machine learning per migliorare il servizio proposto e aumentare le informazioni presenti nel database. Per questo motivo il museo ha sviluppato un piano per incentivare i visitatori ad interagire con il chatbot: più si chatta, più si accumulano monete virtuali spendibili nel museo per avere sconti sul biglietto, acquistare cataloghi o oggetti presso il bookshop. E il MAXXI lancia una sfida ai musei italiani per costruire una rete dove la Museum Coin appena nata, potrebbe diventare una valuta comune dedicata al consumo culturale.

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