ECONOMIA CIRCOLARE, QUESTA SCONOSCIUTA
Maria Podestà
Published on 16/05/2016
Last update: 08/07/2019 at 09:43
Di seguito alcuni chiarimenti e riferimenti per capire meglio di cosa si parla quando si dice cirucular economy e come possiamo avvicinarci a questo modello di business del futuro.
“A circular economy seeks to rebuild capital, whether this is financial, manufactured, human, social or natural. This ensures enhanced flows of goods and services” Fondazione Ellen MacArthur
Con l’espressione economia circolare, o circular economy, in generale si fa riferimento sia ad una visione della produzione e del consumo di beni e servizi alternativa rispetto al modello lineare, sia al ruolo della diversità come caratteristica imprescindibile dei sistemi resilienti e produttivi.
Il nostro sistema tradizionale di produzione, cosiddetto lineare, si trova infatti oggi a fronteggiare la sfida dell’esaurimento delle risorse parallelamente a un crescente incremento della domanda. Recenti studi stimano l’aumento dei prezzi delle commodity dal 2002 al 2010 pari al 150% e l’accesso al mercato entro il 2030 di circa tre miliardi di nuovi consumatori (Rapporto GEO, 2015)
Nel processo lineare, take-make-dispose, si va dalle materie prime vergini alla fine vita di un prodotto (ovvero discarica) attraverso i processi intermedi di trasformazione e consumo. La limitata disponibilità di risorse e i flussi aperti di energia, materia, acqua etc. che accompagnano il processo, così come i flussi in uscita di inquinanti, di gas serra, di acque reflue, di rifiuti, di scarti di lavorazione etc. sono quindi i principali ostacoli che si trova a fronteggiare oggi la produzione lineare.
In questo contesto si fa sempre più forte l’esigenza di trovare modelli di business e di produzione alternativi che disgiungano la crescita dal consumo di risorse naturali. L’idea di economia circolare nasce in questa prospettiva, con l’idea di sostituire il concetto di fine vita di un prodotto con quello di ricostruzione (restoration), ovvero un modello in grado di potersi rigenerare da solo, in contrapposizione al sistema lineare tradizionale.
Così come approfondito nel recente saggio Waste to Wealth: The Circular Economy Advantage di Peter Lacy e Jakob Rutqvist, appena pubblicato per l’Italia, l’economia circolare permette lo sviluppo economico entro i limiti delle risorse naturali e consente alle aziende di innovare facendo ' di più con meno '.
La definizione riconosciuta come più autorevole per questo nuovo modello produttivo, è quella della Fondazione Ellen MacArthur (EMF) di “economia industriale che è concettualmente rigenerativa e riproduce la natura nel migliorare e ottimizzare in modo attivo i sistemi mediante i quali opera” (EMF, 2012, “Towards the Circular Economy”). Sempre la EMF attribuisce all’economia circolare due principali flussi di materiale: biologico e tecnico, come sintetizzato nella Figura 1 (Ellen MacArthur Foundation).
Il flusso biologico in cui i materiali sono progettati per tornare in sicurezza nella biosfera; e il tecnico, in cui i materiali circolano mantenendosi in grado di rientrare nei processi con un alto livello di qualità e senza impattare la biosfera.
Il Green Economy Observatory (GEO) dello IEFE Bocconi, ha svolto una ricerca approfondita sulla circular economy che ne inquadra anche le cause di inefficienze che spesso si riscontrano in questo sistema, i “leakeges” le cosiddette fuoriuscite, punti del ciclo in cui non vi è chiusura. Queste fuoriuscite possono dovute ad una mancata valorizzazione degli scarti derivante da inerzie del sistema attribuibili a fattori culturali, istituzionali, tecnologici, di mercato ecc. e si possono superare attraverso elementi interni strategici per stimolare la chiusura di ogni fase del processo. Il report prosegue quindi individuando un esempio di best practice aziendali per ogni fase di un processo circolare: Approvvigionamento, Design, Produzione, Distribuzione, Consumo, Raccolta e Riciclo.
Chi di voi si sente parte di questo nuovo approccio alla produzione?
Quali best practice potete suggerirci?