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28/08/2019

Alleanza Huawei-Università, parte laboratorio di ricerca da 1,7 milioni di dollari

Il via a settembre a Pavia: arruolati 15 studiosi nel campo della microelettronica

Redazione Open Innovation

Qualche secondo per scaricare un intero film su smartphone, navigando a velocità finora impensabili grazie a chip in grado di rivoluzionare le tecnologie di ultima generazione. È questo uno degli scenari futuri che vedono Huawei impegnata in una partnership da 1,7 milioni di dollari per creare assieme all’Università di Pavia e al Centro di Ricerca di Milano un laboratorio nell’ambito della microelettronica. Si chiama Microelectronics Innovation Lab e vedrà lavorare fianco a fianco dipendenti del colosso globale del settore ICT e alcuni dottorandi dell’ateneo pavese, considerato polo all’avanguardia in questo campo.

Un laboratorio destinato a crescere

Per tre anni una quindicina di persone tra le quali cinque dipendenti di Huawei, lavorerà sotto lo stesso tetto negli spazi messi a disposizione dall’Università e con i fondi stanziati dalla multinazionale cinese. Il laboratorio partirà a settembre per dare il via a nuovi progetti nel campo della microelettronica, delle tecnologie ad alta frequenza e dei circuiti integrati analogici misti. A guidare i ricercatori sarà il professor Rinaldo Castello, docente del dipartimento di Ingegneria industriale e dell’informazione: un filone di studi è orientato allo sviluppo di nuove generazioni di dispositivi per applicazioni ottiche coerenti e non coerenti nelle tecnologie CMOS (Complementary Metal-Oxide Semiconductor) e FinFET (Fin-shaped Field Effect Transistor) che nei prossimi tre-cinque anni dovrebbero portare ad ampliare gli orizzonti della ricerca verso i semiconduttori, finalizzati ad applicazioni wireless nell’ambito della tecnologia 5G.

Margini di sviluppo

«Noi estendiamo le performance che si possono ottenere con una tecnologia potenzialmente più economica e pervasiva, confrontandoci con soluzioni più care che usano tecnologie costose», puntualizza il professor Castello. «Questo si traduce per l’utilizzatore in “cose” apparentemente folli - continua il docente -, cioè un bit rate che potrebbe arrivare ai gigabit al secondo, vorrebbe dire scaricare su telefonino un film in qualche secondo. Altra applicazione, invece, potrebbe essere l’utilizzo della realtà virtuale da remoto».

Sono 15 anni che Huawei è presente in Italia. Dopo i quattro centri di innovazione realizzati dall’azienda, il progetto del Microelectronics Innovation Lab è destinato ad avere vita più lunga dei tre anni di sperimentazione. Secondo il professor Castello, il lavoro dei 15 ricercatori continuerà «all’interno di questo laboratorio o verrà assorbito in altre realtà, proseguendo l’attività in Italia per Huawei».

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