Un saggio saggio presenta un argomento per utilizzare il reverse mentoring per risolvere i problemi tecnologici nell'accademia.
La cultura delle classi di istruzione superiore sta cambiando e forse non c'è fonte più influente di tale cambiamento rispetto allo scoppio del 2020 del virus SARS-CoV-2 (COVID-19). I cambiamenti nella politica e nella pratica che sono stati implementati di conseguenza - compreso un brusco movimento verso l'apprendimento online e applicazioni accelerate delle tecnologie digitali - influenzano il modo in cui la pedagogia viene messa in atto e si verifica l'apprendimento.
In particolare, il saggio sostiene che:
gli studenti della Gen Z sono in una posizione unica per trarre vantaggio dai programmi di reverse mentoring;
la comunicazione didattica è un quadro importante per la futura ricerca di reverse mentoring.
l mia lettura sarà certamente superficiale, ma queanto ho letto è l'ennesima visione distorta di chi non vive, a parere mio, la realtà, che è composta da questi soggetti: chi vuole imparare per essere soddisfatto di se stesso partecipando attivamente al sistema in cui è inserito e chi, nei fatti, si disinteressa del sistema, prediligendo la critica fine a se stessa, scaricando sulle spalle altrui la propria inerzia ad apprendere, ovvero scegliendo di essere uno anzichè l'uno. Partendo da questo presupposto, fondamentale per fare una prima selezione tra coloro che vogliono e coloro che non vogliono imparare, il percorso di apprendimento parte dall'alternanza pratica - teoria, in quest'ordine, e di confronto aperto, in cui non vi è una gerarchia assoluta, bensì una gerarchia che pur partendo dal presupposto isegnante-discente, si forma in base alla capacità del primo di rimane tale, in virtù della sua capacità di insegnare e delle conoscenze teoriche e pratiche di cui dispone. A prima vista quanto scivo può essere la lettura dell'articolo, credo, però, che la differenza sia proprio nel modo di illustrare questo meccanismo. Mi pare di leggere una inversione di ruolo tra chi conosce e chi apprendere, per cui, posta in questo modo, non la ritengo corretta, in quanto penso si vengano a generare errate visioni, che conducono a rapporti errati. Diverso è un confronto basato sulla conoscenza dei singoli, dove il ruolo dell'insegnante e ricoperto da chi sa o presume di sapere, mentre il discente è colui che deve apprendere, che si pone nei confronti dell'insegnante, non quale soggetto passivo, bensì attivo, pretendendo spiegazioni che non siano frutto di semplice nozionismo, ma trovino il loro costrutto in un ragionamento sostenuto dalla pratica, che il discente ha già sperimentato e dalla quale ha costruito le domande necessarie, per giungere alla comprensione dei fatti, attraverso la teoria.
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Giuseppe Catalani
29/04/2021 alle 13:41
l mia lettura sarà certamente superficiale, ma queanto ho letto è l'ennesima visione distorta di chi non vive, a parere mio, la realtà, che è composta da questi soggetti: chi vuole imparare per essere soddisfatto di se stesso partecipando attivamente al sistema in cui è inserito e chi, nei fatti, si disinteressa del sistema, prediligendo la critica fine a se stessa, scaricando sulle spalle altrui la propria inerzia ad apprendere, ovvero scegliendo di essere uno anzichè l'uno. Partendo da questo presupposto, fondamentale per fare una prima selezione tra coloro che vogliono e coloro che non vogliono imparare, il percorso di apprendimento parte dall'alternanza pratica - teoria, in quest'ordine, e di confronto aperto, in cui non vi è una gerarchia assoluta, bensì una gerarchia che pur partendo dal presupposto isegnante-discente, si forma in base alla capacità del primo di rimane tale, in virtù della sua capacità di insegnare e delle conoscenze teoriche e pratiche di cui dispone. A prima vista quanto scivo può essere la lettura dell'articolo, credo, però, che la differenza sia proprio nel modo di illustrare questo meccanismo. Mi pare di leggere una inversione di ruolo tra chi conosce e chi apprendere, per cui, posta in questo modo, non la ritengo corretta, in quanto penso si vengano a generare errate visioni, che conducono a rapporti errati. Diverso è un confronto basato sulla conoscenza dei singoli, dove il ruolo dell'insegnante e ricoperto da chi sa o presume di sapere, mentre il discente è colui che deve apprendere, che si pone nei confronti dell'insegnante, non quale soggetto passivo, bensì attivo, pretendendo spiegazioni che non siano frutto di semplice nozionismo, ma trovino il loro costrutto in un ragionamento sostenuto dalla pratica, che il discente ha già sperimentato e dalla quale ha costruito le domande necessarie, per giungere alla comprensione dei fatti, attraverso la teoria.