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Ecco i Nanomateriali ecologici per bonificare le acque inquinate
Niente impianti ma nanospugne sviluppate anche dal PoliMi per assorbire contaminanti organici e non
di Redazione Open Innovation | 01/02/2021
Utilizzare carta riciclata e tuberi per salvare le acque inquinate. Il progetto è certamente ambizioso, ma è ora realtà grazie al lavoro coordinato di ricercatori e aziende.
Nanobond, questo il suo nome (“Nanomateriali per la Bonifica associata a Dewatering di matrici ambientali”) si proponeva di verificare la capacità di particolari materiali nanostrutturati di assorbire contaminanti di natura organica e inorganica presenti in sedimenti marini e fluviali contaminati, accoppiando l’azione di bonifica a quella di disidratazione dei sedimenti prescelti, tramite impiego di membrane geotessili drenanti (geotube), così da ridurre i volumi di materiali da gestire. E tutto questo senza bisogno di un impianto di depurazione.
Ilaria Corsi, Ecologa, Docente dell’Università di Siena, ha coordinato imprese (Bartoli S.p.A. azienda cartaria; Biochemie Lab S.r.l.; Ergo S.r.l., Labromare S.r.l.) e centri di ricerca: l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), il Consorzio Interuniversitario Nazionale per la scienza e tecnologia dei materiali (INSTM) e al suo interno l’Università di Siena, Pisa, Torino e il Politecnico di Milano.
Proprio al Politecnico di Milano e all’ateneo torinese si deve lo sviluppo delle nanospugne alla base del progetto.
A un nuovo tipo di materiale ecocompatibile per pulire le acque si è arrivati infatti attraverso una ricerca specifica sul “nanomondo” dei materiali. La decontaminazione avviene attraverso l’utilizzo di nanospugne sviluppate al Politecnico di Milano e all’Università di Torino, e ri-progettate nell’ambito di Nanobond. In particolare, il progetto si avvale di nanospugne già di per sè ecocompatibili perché derivate da materiali di scarto, come cellulosa o amidi organici da mais o tuberi.
Il progetto - finanziato dal POR-FESR 2014 – 2020 - ha avuto anche un altro risultato. In precedenza, l’UE non poteva sostenere ricerche basate sui nanomateriali, in quanto non era possibile conoscerne gli effetti sulla salute e sull’ambiente. Nanobond ha invece permesso di sviluppare un documento di raccomandazioni, che contiene le linee guida per l’utilizzo dei nanomateriali ecocompatibili per la bonifica di siti contaminati.
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