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    Il microchip che ‘cattura’ e misura gli anticorpi in funzione anticancro. Testato a Milano

    All’IRCCS Mario Negri e a Humanitas, in collaborazione con l’Ospedale Careggi di Firenze

    di Redazione Open Innovation | 07/03/2019

Un microchip che cattura e ‘misura’ gli anticorpi, consentendo di monitorare l’efficacia dei farmaci - in primis degli antitumorali - ma anche di verificare in tempo reale e ‘da remoto’, la risposta del sistema immunitario al farmaco stesso. A mettere a punto l’innovativa metodica clinica che incrocia nuove tecnologie a processi fisici già applicati alla medicina, come quello della ‘risonanza plasmonica di superficie’, è stato il team di ricerca coordinato dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano, che ha operato in sinergia con l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (MI) e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze.

I risultati della sperimentazione, recentemente pubblicati dall’autorevole rivista Scientific Reports, raccontano dei progressi notevoli che le new technologies hanno incentivato nell’ambito della ricerca clinica e in particolare nel campo medico dell’immunologia.

Sotto la lente l’effetto e l’efficacia del farmaco dopo l’assunzione

Cuore dello studio in cui Milano riveste un ruolo centrale è lo sviluppo di una metodica clinica che permette di rilevare allo stesso tempo sia la concentrazione di anticorpi monoclonali, ossia del farmaco, nel sangue, sia l’immunogenicità e dunque la risposta del sistema immunitario al farmaco stesso. Gli anticorpi monoclonali sono molecole di sintesi, progettate per sfruttare particolari debolezze delle cellule tumorali. Essi imitano gli anticorpi che l’organismo produce naturalmente come parte della risposta immunitaria a germi, vaccini o ad altre sostanze.

La possibilità di calibrare meglio la somministrazione degli anticorpi – gestendone le concentrazioni ematiche sulla base di una risposta immunitaria che, ovviamente, cambia da persona a persona – permetterà, quindi, al medico di agire in maniera estremamente mirata ottimizzando la terapia. Per arrivare a questo risultato è necessario, tuttavia, controllare cosa accade nell’organismo del paziente dopo l’assunzione del farmaco. Perché i suoi effetti vanno, ovviamente, di pari passo alla sua efficacia.

Il microchip che innova l’osservazione dei biomarcatori

La nuova metodica è un’originale applicazione della ‘risonanza plasmonica di superficie’, esame che sfrutta un particolare fenomeno ottico per osservare in tempo reale interazioni e risposte dei biomarcatori o biosensori (dispositivi che misurano informazioni chimiche restituendo un segnale). Questa tecnica, associata al microchip che funziona da biosensore (da anni in medicina se ne stanno testando ‘modelli’ ingeribili o sottocutanei) consente di catturare il segnale diffuso dagli anticorpi di interesse diventando, di fatto, un importante risorsa nel campo della diagnostica e della ricerca medica. Il microchip, rilevando interazioni fra molecole biologiche, permette infatti una misurazione rapida e precisa degli anticorpi, con importanti vantaggi rispetto alle metodiche tradizionali.

Con terapie ‘su misura’ vantaggi per il paziente e il Sistema Sanitario Nazionale

“La metodica in questione – spiega Marco Gobbi, Responsabile del laboratorio di Farmacodinamica e Farmacocinetica dell’Istituto Negri - è stata messa a punto per misurare le concentrazioni di particolari anticorpi come l’Infliximab, usato per patologie infiammatorie croniche, e dei corrispondenti anticorpi anti-Infliximab, ma è applicabile anche per altri farmaci terapeutici antitumorali”.

L’utilizzo degli anticorpi monoclonali a uso farmacologico si sta sempre più affermando grazie alle proprietà di queste molecole, capaci di interagire in maniera molto mirata contro il loro bersaglio nell’organismo. “I dati evidenziano differenze marcate tra i pazienti in trattamento con Infliximab, sia per i livelli di farmaco nel sangue che per l’immunogenicità - afferma Gionata Fiorino, del Dipartimento di Gastroenterologia dell’Istituto Clinico Humanitas -. La conoscenza di questi dati per ciascun paziente durante il trattamento può permettere al medico di personalizzare e ottimizzare la terapia, con vantaggi sia per il paziente sia per il Servizio Sanitario Nazionale”.

 

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