• Storie di innovazione

    Milano (ancora) capitale del cibo. Tra start up innovative ed export lombardo alle stelle

    Bene il comparto food in regione. Nel capoluogo l’ex segretario di Stato USA Kerry a Seeds&Chips

    di Redazione Open Innovation | 07/05/2018

Milano capitale del cibo si diceva nel 2015, anno di Expo. Ma la centralità del comparto food non è solo un ricordo per il capoluogo lombardo e per il territorio regionale. E diversi numeri stanno lì a indicarlo, a partire da quelli delle start up innovative nel settore. Oltre a summit internazionali come Seeds&Chips: la manifestazione ideata dall’imprenditore Marco Gualtieri (quest’anno dal 7 al 10 maggio) che l’8 maggio accoglie tra gli altri a Milano l’ex segretario di Stato USA John Kerry, e che nella scorsa edizione aveva ospitato l’ex presidente Barack Obama e il suo chef. Sullo sfondo, il ritorno dei tanti eventi della Milano Food Week, in programma dal 7 al 14 maggio, che tra assaggi e showcooking dedica un’attenzione particolare al nodo della prevenzione degli sprechi alimentari (il programma completo dei moltissimi appuntamenti sulla pagina web).

Riflettori accesi dunque sull’agrifoodtech, ovvero sull’innovazione innestata in uno dei comporti produttivi più legati alla tradizione italiana. Un settore oltretutto, quello delle start up nostrane legate all’agroalimentare, che promette ampi margini di crescita. Almeno secondo la ricerca presentata proprio a Seeds&Chips a cura della società di consulenza Simbiosity. Le sue stime si concentrano su un 10% di start up (nota bene: intese in senso molto più lato di quello usuale: società attive anche da molti anni, fino a 20 dipendenti e con forte propensione tecnologica) attive con tecnologie che non sono ancora, ma potrebbero esserlo, applicate al settore food. Tra queste, 617 sono invece centrate sull’agrifood, 127 delle quali sono collocate in Lombardia, che su questo fronte detiene il primato italiano.

LE ECCELLENZE: IL BAMBÙ COLTIVATO CON SENSORI E ATUOMAZIONE

Di start up innovative del settore food parla anche la classifica stilata dalla Camera di Commercio di Milano, che fotografa nel capoluogo 12 start up (secondo una definizione più stringente, ovvero quella di legge) attive nel comparto agroalimentare, subito seguita da Bergamo con 11 che distanzia Napoli, terza classificata a quota a 6.

A livello nazionale se ne contano in tutto 130, la metà delle quali opera nell’industria alimentare mentre un terzo si occupa di coltivazioni agricole. Per non guardare sempre e solo a Milano, si possono segnalare OroVerde, che nel bergamasco coltiva bambù con metodo biologico ma anche grazie ad automazione e sensoristica avanzate, puntando molto su efficienza e risparmio energetico; o sempre in provincia di Bergamo Zou Srl, che produce birra a basso contenuto calorico distribuita tramite piattaforma cloud.

I DAI DELL’EXPORT AGROALIMENTARE LOMBARDO

Quanto al comparto ‘tradizionale’, appare in ottima salute. I dati di Coldiretti Lombardia certificano che nel 2017, l’export dell’agroalimentare lombardo è cresciuto del 16%, arrivando a valere 7 miliardi di euro. E che si è registrato un vero e proprio boom in Asia, (+72% %), in particolare in Giappone (+124%); cresce però anche la richiesta di prodotti lombardi negli Stati Uniti, con un + 13%, e in Sud America con un + 11%, e cresce ancora di più in Russia: nonostante l’embargo sale del 43%. Dalla Lombardia prendono la strada dell’estero soprattutto prodotti lattiero caseari, quindi carni, vino, ortofrutta.

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