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    PMI e innovazione digitale, solo il 26% competitive a livello internazionale

    I dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano. L’importanza delle risorse umane

    di Redazione Open Innovation | 05/03/2020

I dati dell’Osservatorio Innovazione digitale nelle PMI del Politecnico di Milano (su un campione di 1.500 imprese) sono eloquenti: solo il 26% delle piccole e medie imprese italiane nel 2020 può essere competitivo a livello internazionale grazie al livello di tecnologia e digitalizzazione dei processi produttivi.

Nove imprenditori su dieci considerano l’innovazione come lo strumento chiave per lo sviluppo del proprio business, ma quando si tratta di investimenti prevale una visione di medio periodo e alcuni elementi che ostacolano il processo, come i costi d’acquisto dei servizi digitali ritenuti spesso troppo elevati (27%), e la mancanza di competenze digitali proprio all’interno delle imprese (24%).

È proprio sulle risorse umane che si gioca la partita più importante: in quasi la metà delle PMI le aree ICT e Digital sono presidiate da un responsabile IT che però nella maggioranza dei casi si occupa di attività tutt’altro che innovative, come la manutenzione ordinaria dei sistemi informatici. Un vero e proprio innovation manager è presente solo nel 20% delle piccole-medie imprese, così come solo il 18% ha una figura dedicata a uno specifico ambito come e-commerce manager o data scientist, e manca una visione progettuale di lunga durata.

Investire in innovazione è la chiave per competere, per lo sviluppo della propria azienda. Le PMI sono una parte fondamentale e strategica del tessuto economico del Paese ma per preservarle, farle crescere e incrementare il proprio posizionamento a livello internazionale non si può prescindere da una cultura digitale sempre più profonda e diffusa.

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