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    Creatività diffusa per l’innovazione: verso una definizione condivisa

    di Sebastiano Bagnara

Verso una definizione condivisa
Una piattaforma di open innovation costantemente rinnovata e finalizzata alla relazione tra imprese, istituzioni e università, non può non coinvolgere tutti gli attori a partecipare
attivamente, e per cicli incrementali, nel definire collettivamente il proprio stesso significato: che cos’è l’innovazione? Come si può supportare l’innovazione?
Un concetto questo che vogliamo si mantenga ricco di significati per ciascun protagonista di Open Innovation.
 
Tipi di innovazione
L’innovazione è "l'introduzione nel mercato di una novità tecnica e organizzativa, non solo la sua invenzione” e la “realizzazione del potenziale di valore dell’invenzione stessa” (Schumpeter 1934). Riflettendo su innovazione e processi innovativi si rende necessario articolare il concetto in una varietà di accezioni diverse: da quella di innovazione incrementale o evolutiva, a quella di innovazione combinatoria fino all’innovazione radicale, comunemente disruptive. Ciascuno di questi diversi processi ha una sua propria natura (Brynjolfsson&McAfee, 2015) e metodi di riferimento abilitanti (Norman&Verganti 2014). 
 
L’innovazione incrementale prevede un miglioramento dei sistemi, delle tecnologie e dei processi intorno a requisiti legati agli utilizzatori e ai bisogni reali e i metodi di Human-centred design si prospettano come quelli maggiormente adeguati per evoluzioni incrementali dei sistemi.  L’innovazione di tipo combinatorio è legata alla combinazione creativa di elementi esistenti ed è legata a processi di creatività, integrazione, combinazione, mentre quella di natura radicale è determinata sopratutto da una spinta di innovazione tecnologica (technology-driven) e dall’applicazione sistematica di metodi di Design Research per esplorazione e creazione di nuovi significati.
 
Creatività diffusa e nuovi lavori
In particolare oggi, nella società delle ecologie digitali, caratterizzata da focus su contesti generali, come cultura, arte, tempo libero, dimensione domestica e urbana (mobile); da tecnologie pervasive, ubique, realtà aumentata; e da personalizzazione di massa, service design, design thinking, i metodi di progettazione e di sviluppo centrati sulla persona e la ricerca nei progetti sono comunemente combinati nei processi orientati a creare innovazione.
I nuovi lavori favoriscono la scoperta casuale, attraverso l’incertezza, la varietà, la diversità, e quindi innescano la creatività diffusa che trova nell’ecologia digitale un ambiente adatto per il suo sviluppo e l’adozione delle scoperte che diventano presto innovazioni anche sociali. I nuovi lavori sembrano quindi preparare il terreno per processi di innovazione, in ognuna delle forme descritte.
 
D’altro canto i lavori routinari, legati all’uso di macchine e alla attività fisica tendono a diminuire, mentre i lavori “sociali” di vendita e servizio, e quelli ad alto contenuto di conoscenza e con uso intensivo di ICT tendono a crescere (Eurofound (2016), What do Europeans do at work? A task-based analysis: European Jobs Monitor 2016).
Nel mondo della creatività diffusa, che porta all’innovazione continua, rapida e spesso imprevedibile, la missione delle istituzioni, sopratutto deputate alla formazione, a supportare l’iniziativa di impresa e l’innovazione sociale, è quindi sostenere ed alimentare, ma soprattutto indirizzare la pratica della creatività verso il benessere e la piena realizzazione dell’essere umano.
 
Partecipare!
Questa prima riflessione costituisce l’inizio di uno scambio che vorrei nascesse oggi per non concludersi mai. E con questo post vorrei chiedere aiuto a ciascuno per arricchire, sviluppare e modificare questa definizione in nuce di innovazione. I commenti e le riflessioni che ciascuno generosamente è disponibile a condividere saranno ulteriormente sviluppati nell’ottica di delineare la ricchezza di significati che “innovazione” ha per questa community. 

 

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Ultimi 2 contributi di 2 totali

Leonardo Brandoni

20/03/2017 alle 09:54

Sebastiano, una discussione davvero illuminante. Nel mio piccolo, vorrei condividere un articolo di Demian Borba dello scorso anno che affronta uno degli esempi che hai citato, il design thinking raccontato da chi tutti i giorni lo pratica in un'azienda che fa innovazione. La cosa che più mi affascina di questo contenuto é che alla fine di tutto, dietro anche le cosiddette disruptive innovation ci sono sempre le persone: gli utenti sono sempre al centro del progetto e del processo.
Design Thinking: A Manual for Innovation” @demianborba https://medium.com/@demianborba/design-thinking-a-manual-for-innovation-e0576b34eff6

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Luigi Rosati

16/03/2017 alle 11:09

In un suo intervento pubblico, tempo fa, lei ha sottolineato come l'innovatività possa anche ssere definita come la relazione tra l'utilizzatore e la tecnologia. Credo che questa affermazione sia, ovviamente, in linea con il quadro che ha ricostruito sul tema dell'innovazione. Tuttavia, a mio avviso, aggiunge e sottolinea un elemento importante: il ruolo della persona nei processi di costruzione, condivisione e sviluppo dell'innovazione; vorrei far riferimento ad un rinnovato ruolo della persona e della relazione con le tecnlogie, nell'ambito della digital transformation (o qiuarta rivoluzione industriale, altra definizione che preferisco). In uno scenario in cui la tecnologia assume un ruolo nuovo e diverso rispetto al passato - basato non solo sul concetto di tecnologia abilitante ma anche su quello di tecnologia attiva e partecipante - la relazione con le persone si basa su obiettivi e modalità alttettanto nuove e diverse. E' possibile definire una innovazione technology-driven versus una human-driven? E, se sì, con quali gerarchie e caratteristiche? Mi rendo conto che il mio discorso rischia di scivolare sull'Etica e la Filosofia ma ritengo che questo grado di complessità faccia parte dell'attuale scenario.

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