-
L’arte è sempre più pop
di Benedetta Scarpelli
Il Rijksmuseum di Amsterdam ha recentemente lanciato il Rijks Studio: una piattaforma digitale, gratuita, dalla quale è possibile visualizzare e scaricare ad alta risoluzione alcuni dei capolavori della collezione.
Dei circa 6.500 dipinti, 90 mila oggetti, 150 mila fotografie e 700 mila lavori su carta, più di 150 mila sono stati inseriti nella piattaforma e messi a disposizione dei visitatori virtuali di tutto il mondo.
L’iniziativa del museo olandese non è certo un caso isolato, la digitalizzazione delle opere d’arte è un trend che negli ultimi anni ha coinvolto i più importanti musei americani e Europei. Anche in Italia, la Galleria degli Uffizi ha recentemente creato 4 mostre digitali su Google Arts and Culture.
Se tante sono le opportunità che si aprono, tante sono anche le questioni che si pongono:
Come cambia la percezione e la fruizione dell’opera su supporto digitale?
Quali nuove relazioni si instaurano con l’opera?
Come cambia l’idea che ci facciamo di un’opera digitalizzata rispetto a quando la vediamo nella realtà?
Come cambia la relazione tra osservatore e opera?
L’osservatore si può ancora chiamare visitatore?
Questo fenomeno di rendere l’arte sempre più pop, al di là delle logiche di marketing, credo abbia il grande vantaggio di levare le opere dal piedistallo, favorirne la circolazione e la conoscenza riducendo così la distanza con il pubblico. Infatti, per quanto l’opera sia scansionata a risoluzione altissima, la calibrazione del colore sia perfetta, vederla su uno schermo non sarà mai come vederla nella realtà e l’esperienza nel museo non potrà esserne sostituita, ma, piuttosto, arricchita. Mi auguro che più aumenta la diffusione delle opere on line, più ci venga voglia di scattarci un selfie nel nostro museo preferito.
Se, in pausa pranzo, volete farvi un giro nel museo:
www.rijksmuseum.nl/en/rijksstudio
https://www.moma.org/collection/works?classifications=9&locale=en&page=1&direction=
https://www.google.com/culturalinstitute/beta/partner/uffizi-gallery
1 contributo
Vuoi essere sempre aggiornato?
Partecipa attivamente, accedi a Open Innovation
Franco Cavalleri
14/06/2017 alle 08:33
Il Rijksmuseum è all'avanguardia in numerosi campi della fruibilità delle opere d'arte. Per quanto riguarda la digitalizzazione delle opere d'arte, pone numerosi vantaggi.
Prima di tutto, permette di portare in superficie opere di vario genere oggi chiuse nei caveau o nei magazzini, per mancanza di spazi nelle sale di esposizione. Diversi musei applicano "turni" di visibilità, portando le opere avanti e indietro dai magazzini, ma è un'operazione costosa e non scevra di rischi: è chiaro che piu' movimenti un'opera d'arte, maggiori sono le possibilità di incidenti.
La visione dell'opera digitalizzata è ovviamente diversa da quella dal vivo. Molto, se non quasi tutto, dipende dallo strumento con cui avviene la "visita" virtuale. In altre parole, la scheda grafica del computer o monitor, il numero di pixel e colori dello schermo, le sue dimensioni, un software in grado di leggere e visualizzare i colori e i dettagli come da risultato della digitalizzazione. Dando per scontato che tutto sia ok, osservare un'opera d'arte digitalizzata permette di "entrare" nell'opera stessa molto di piu' che la visione dal vivo. Si possono vedere dettagli altrimenti non visibili, anche solo perché dal vivo bisogna tenersi distanti, per motivi di sicurezza e per non impedire agli altri la visione della stessa opera.
Penso anche a tutti coloro che hanno problemi di vista. Non dico i ciechi - per rendere l'opera d'arte disponibile anche a loro il lavoro è piu' lungo - ma chi comunque ha deficit visivi pesanti: dal vivo, vedere i dettagli di un'opera d'arte da un paio di metri di distanza e magari di piu', è un problema; con la digitalizzazione, potranno osservare l'opera alla stessa profondità di dettaglio di un'altra persona dotata della classica "vista d'aquila".
Come apparirà l'opera d'arte dal vivo "dopo" averla vista, indagata, esplorata in profondità con lo strumento digitale? Ovviamente, diversa. E magari anche deludente, per i motivi ricordati poco sopra.
Un altro vantaggio della digitalizzazione sarà la possibilità di "vedere" l'opera insieme ad altri, un numero quasi infinito di compagni di visione, senza che nessuno disturbi l'altro. Al contrario, sarà possibile avviare visioni congiunte, con discussioni e dialoghi, sull'opera in sé, sui dettagli, sulla sua storia e su quella del'artista. Tutti insieme, e non piu' isolati, pestandosi i piedi e invedendo l'altrui spazio.
Tutto questo per il visitatore. La digitalizzazione, pero', apre nuove vie anche agli studiosi, ai critici, ai restauratori: almeno nel caso dei quadri, "l'occhio" dello scanner consentirà di vedere dettagli nascosti che l'occhio umano non coglie, andare sotto il livello della superficie.