Il rientro dei ricercatori impiegati all’estero
Redazione Open Innovation
Pubblicato il 28/03/2017
Ultimo aggiornamento: 31/03/2017 alle 14:40
Nell’ottica di ricentrare il traino dello sviluppo economico nella ricerca, a dicembre 2016 è stata varata la Legge di Bilancio 2017, contenente disposizioni specifiche circa il rimpatrio dei ricercatori italiani impegnati all’estero.
In estrema sintesi, la Legge ha reso permanenti gli incentivi fiscali per il rientro in Italia dei docenti e dei ricercatori residenti all’estero (rendendo permanente la detassazione del 90% degli emolumenti percepiti da docenti e ricercatori che si trasferiscono in Italia), a condizione che essi: siano in possesso di un titolo di studio universitario o equiparato, non siano occasionalmente residenti all’estero, abbiano svolto una documentata attività di ricerca o docenza all’estero presso centri di ricerca pubblici o privati o università per almeno due anni, acquisiscano e mantengano la residenza fiscale in Italia per tutto il periodo d’imposta in cui usufruiranno dell’ agevolazione.
Regione Lombardia si allinea alla strategia nazionale con la legge n29\2016 (Lombardia è Ricerca e Innovazione) prevedendo un “sostegno al rientro dei ricercatori impegnati all'estero nei settori strategici individuati dal programma strategico triennale di cui al comma 2, favorendo e agevolando il reinserimento nel tessuto economico lombardo”.
Le iniziative rimarcano l’intento avviato già dal 2001 con il Programma “Rientro dei cervelli”, che secondo il Rapporto Italia di Eurispes 2017 diede risultati deludenti: il 50% dei giovani laureati emigrati all’estero e coinvolti nella ricerca dichiarò di non avere intenzione di tornare in Italia.
Cosa pensate delle iniziative intraprese e quali scenari intravedete per il prossimo futuro rispetto alla loro attuazione?
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