Francesco Svelto: Collaborazione, formazione e trasferimento tecnologico, parole chiave per il futuro
Redazione Open Innovation
Pubblicato il 31/03/2017
Ultimo aggiornamento: 28/04/2017 alle 12:57
Il Prorettore Terza Missione dell’Università di Pavia, Francesco Svelto, coordinerà in occasione dell’evento #Lombardiaèricerca il workshop “Lombardia R&I 2020”.
Il Prorettore propone e lancia alcuni spunti di riflessione come punto di partenza per la riflessione che continuerà nel corso del workshop del 6 aprile.
Quali sono le vostre idee e suggestioni rispetto ai temi sollevati? Potete lasciare un vostro commento alla discussione; le riflessioni verranno riprese nel corso del workshop.
La riflessione del Prorettore Francesco Svelto (fonte: Prospettiva Aperta di Open Innovation):
La Legge Regionale n. 29 del 2016 “Lombardia è Ricerca e innovazione” ha lo scopo di favorire la competitività del sistema economico-produttivo, potenziando l’investimento regionale in ricerca ed innovazione. Il 6 aprile avrò il piacere di moderare uno dei cinque momenti di approfondimento nel corso dell’iniziativa di insediamento della Cabina di Regia regionale per la Ricerca e l’Innovazione. Il workshop dal titolo “Lombardia R&I 2020” avrà al centro le tematiche del capitale umano, del trasferimento tecnologico e degli acquisti intelligenti. Ma quali sono le premesse e le osservazioni da cui muovere la nostra riflessione?
La crisi profonda del 2008 ha lasciato tracce evidenti nel tessuto produttivo, portando alla scomparsa di intere filiere. Le aziende lombarde escono da questi anni difficili dimostrando comunque una buona capacità competitiva, se ci si confronta con contesti regionali di analoghe dimensioni. Il quadro di riferimento globale è competitivo, contiene minacce di cui essere consci ma anche nuove e grandi opportunità. A partire dal commercio mondiale che è in grande incremento, addirittura triplicato in poco più di 13 anni dagli inizi del 2000, secondo dati ONU. Le aziende devono però pensare maggiormente a sfruttare l’Open Innovation, le collaborazioni tecnologiche ed operare di più in rete, visto che sono generalmente di piccole dimensioni.
In termini di prospettiva occupazionale, va poi considerato che l’incremento dei posti di lavoro è previsto principalmente per quelli ad alta formazione mentre quelli definiti più di routine sono tendenzialmente in diminuzione. Il grande potenziale di innovazione che Università ed enti di ricerca propongono va sfruttato meglio di quanto viene fatto ora, con particolare riguardo alle ricadute che può avere sul territorio nazionale e regionale.
Sulla formazione del capitale umano, inoltre, dobbiamo prendere atto di un ritardo: il numero medio di anni di formazione in Italia è minore rispetto a molti paesi europei e la differenza è di quasi 3 anni rispetto ai Paesi del Nord. L’impatto sul PIL è significativo. Dobbiamo spingere in modo deciso allora, a partire dalle scuole superiori soprattutto di ambito tecnico, facilitare l’accesso universitario (anche con interventi ad hoc per contenere la spesa delle famiglie), favorire iniziative di formazione congiunta anche innovative che coniughino formazione ex cathedra e cultura d’impresa. Un commento specifico meritano i giovani stranieri che cercano formazione superiore nel nostro paese. Ce ne sono soprattutto in Lombardia e possono essere una grande risorsa per lo sviluppo di iniziative imprenditoriali ad alto contenuto tecnologico nel paese e nel territorio. Dovremmo agevolare la loro permanenza. I profitti delle loro future aziende creerebbero indotto qui.
Anche il tema della valorizzazione della ricerca è al centro dell’attenzione del dibattito vista la sua centralità in un’epoca in cui le aziende, indipendentemente dalle dimensioni, cambiano il loro approccio all’organizzazione della ricerca e sviluppo. Si può e si deve condividere di più la conoscenza. Si può e si deve avvicinare di più il mondo delle aziende agli enti di ricerca. Spazi fisici condivisi permetterebbero di discutere le vere problematiche di processo e prodotto ma anche gli approcci metodologici alle soluzioni. Permetterebbero di avviare giovani studenti e neo-laureati al contesto produttivo. Vanno incoraggiati come questa legge propone. L’impatto di idee innovative brevettate e degli spin-off proposti dal personale degli enti di ricerca deve essere più tangibile nella Società. In parte è una cultura che deve penetrare maggiormente i contesti di ricerca, in parte gli attori per la valorizzazione devono diventare anche in contesto pubblico più dinamici, capaci di incidere rapidamente sul mercato, dotarsi di portafoglio per investire sulle idee più promettenti.
La legge regionale interviene, attraverso l’art.2 in particolare, sia sul capitale umano che sul trasferimento tecnologico. Quelle qui riportate sono solo alcune proposte per sfruttare ambiti suscettibili di maggior esplorazione. L’evento del 6 aprile in Regione Lombardia #Lombardiaèricerca e il workshop che seguirà saranno momenti di confronto ideali per portare all’attenzione nuove idee e suggestioni.