Lavorare con la conoscenza, la natura instabile del lavoro
Sebastiano Bagnara
Pubblicato il 28/07/2017
Ultimo aggiornamento: 28/07/2017 alle 10:41
Intorno al dibattito, presente anche nelle ultime discussioni qui su Open Innovation, rispetto ai mutamenti del lavoro, vorrei proporre una riflessione già esposta qualche anno fa da e alcuni miei collaboratori in un contributo sulle nuove identità di lavoro.
Coloro che usano conoscenza e ne producono di nuova, creano emozioni e novità, cercano di anticipare le preferenze delle persone e di catturare la loro attenzione e sono denominati “lavoratori della conoscenza”. Sono chiamati lavoratori della conoscenza perché per svolgere la loro attività occorre possedere e usare attivamente, produrre conoscenze che, essendo appunto finalizzate alla produzione di novità e all’incontro con desideri, sono di necessità dinamiche, instabili. Come succede per i desideri, le conoscenze non raggiungono mai uno stato di stasi o di equilibrio, sono poco accumulabili, non diventano mai un patrimonio. Anzi, spesso diventano rapidamente obsolete. Spesso sarebbe quasi bene dimenticarle, perché diventano un peso. In ogni caso, le conoscenze mutano, non vi è semplice accumulo. Come avviene per la nostra memoria, dove l’attività corrente, le aspettative attuali e le opportunità per il futuro ricostruiscono continuamente la nostra esperienza e i nostri ricordi, così anche ogni tipo di conoscenza viene continuamente riscritto non solo per nuove scoperte, ma anche per nuove interpretazioni, nuovi usi. E proprio perché la conoscenza, o meglio, le conoscenze non sono stabili, ma, per l’appunto, dinamiche e variabili, anche i nuovi lavori sono naturalmente e intrinsecamente instabili.
L’instabilità oramai non è più solo una dimensione contrattuale, ma è una dimensione strutturale del lavoro: è la nuova natura del lavoro.
Riferimenti:
Bagnara, S., Guidi, S., Livigni, L. (2012) Le identità difficili nel nuovo lavoro. ISL–Igiene e Sicurezza del Lavoro. 16(2): 11-14.
Butera F., Bagnara S., Cesaria R., Di Guardo S. (a cura di) (2008). Knowledge working, lavoro, lavoratori, società della conoscenza. Mondadori Università, Milano.
Bagnara S., Montanari R., Pozzi S. (2009). Designing organizational oblivion. In C. M. Schlick (Ed.) Industrial engineering and ergonomics. Springer, Heidelderg.