Luigi Rosati

Luigi Rosati

Pubblicato il 17/08/2017

Pubblicata il 17/08/2017 alle 12:14
Ultimo aggiornamento: 20/10/2017 alle 15:39
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Da qualche tempo, anche attraverso alcune discussioni proposte qui in Open Innovation, mi sto interessando all’impatto della digitalizzazione sulle risorse umane nelle organizzazioni. Un elemento specifico che vorrei proporre alla vostra attenzione riguarda il modo in cui alcune tecnologie sostituiranno specifici segmenti di lavoro, potendo sostituire competenze e capacità umane.

Un recente articolo di una testata giornalistica oltre a sottolineare come oramai questo tema sia parte del confronto collettivo e non dedicato agli addetti ai lavori, evidenzia come i sistemi basati sull’intelligenza artificiale stanno progressivamente sostituendo specifiche attività, poiché più performanti e più economici. Si tratta inoltre di attività che - in quanto gestite da sistemi complessi - possono essere rapidamente integrate in applicativi di controllo e gestione delle informazioni. Ovviamente tali attività, nel momento in cui divengono dominio di sistemi digitali, vengono sottratte al lavoro umano. Ciò cambia notevolmente il lavoro poiché l’elemento umano assume sempre più un ruolo di controllo e di valutazione lasciando alla “macchina” quello di esecuzione del compito cognitivo e fisico. L’articolo citato, in tal senso, sottolinea come non si vada tanto verso una completa perdita del lavoro per le persone - solo una percentuale minima degli attuali profili di lavoro saranno completamente sostituiti nei prossimi anni - quanto ad una loro trasformazione. In particolare un recente studio di McKinsey rivela che nel 60% dei casi è automatizzabile il 30% del lavoro (mentre, appunto, solo il 5% dei lavori analizzati possono essere completamente sostituiti da “macchine”). In generale, la tendenza che si sta delineando è quella di una profonda trasformazione del mercato del lavoro, non necessariamente con perdite di posti di lavoro quanto di specifiche competenze a favore di altre. Naturalmente questo influirà il mercato del lavoro anche perché la perdita di lavori e competenze ripetibili e generaliste, aumenterà il valore delle competenze individuali e trasversali favorendo i lavoratori nella contrattazione e nel percorso di sviluppo di carriera.

Si deve infatti sottolineare come l’automazione di lavori a bassa qualificazione e fondati su mansioni semplici e ripetibili, rimette al centro la persona e le sue competenze distintive, la capacità di analizzare, giudicare e prendere decisioni; il nuovo mercato del lavoro richiede lavoratori con una buona preparazione e con la capacità di un apporto specifico, anche in termini di investimento e di crescita, elementi che impongono maggiore responsabilità alle persone e alle organizzazioni.

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