Antonio Santangelo

Antonio Santangelo

Pubblicato il 22/09/2017

Pubblicata il 22/09/2017 alle 11:29
Ultimo aggiornamento: 16/01/2019 alle 09:07
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Il 10 agosto Regione Lombardia ha pubblicato il terzo aggiornamento della Smart Specialization Strategy (S 3) regionale. Come è noto la S 3 è uno degli strumenti che l’Unione ha predisposto per realizzare la strategia Europa 2020, e la sua redazione era la precondizione per accedere ai fondi strutturali FESR, FSE e FEASR.
L’obiettivo della S 3 è selezionare le eccellenze a livello continentale per superare il gap che ci divide da USA, Giappone, e ora Cina sul piano del trasferimento tecnologico e dello sfruttamento dell’innovazione a favore del sistema produttivo. Ogni Stato membro, e ciascuna regione ha perciò dovuto scegliere ambiti in cui il suo sistema della ricerca presume un vantaggio competitivo rispetto ai partner. La scelta degli ambiti ha coinvolto un largo fronte di interlocutori, primi fra tutti le imprese: evidente l’obiettivo della Commissione di accorciare lo iato che in Europa esiste tra università e imprese, in particolare le piccole.

Infine, per comprendere appieno il disegno, l’Unione vede l’attuazione della strategia come un percorso dinamico in cui ai ricercatori e alle imprese viene affidato il compito di ricercare ossessivamente l’innovazione e, se possibile, individuare il sacro Graal: cioè “nuove industrie caratterizzate da elevati tassi di crescita e grandi potenzialità di mercato”. E al di là di questo do monitorare gli sviluppi delle aree di specializzazione e degli ambiti produttivi che meglio rispondono ai bisogni del territorio.

E’ evidente allora quanto sia cruciale attivare forme di monitoraggio delle attività che consentano di comprendere le evoluzioni dell’ecosistema locale, fatto di imprese, di enti formativi, di centri di ricerca. E ancora, poiché la strategia mette in coopetizione territori diversi, è importante il raccordo con le economie limitrofe di riferimento. Per la Lombardia la macro regione alpina, per intenderci.

Regione Lombardia, descrive il documento, ha attivato forme di governance i cui capisaldi sono la L.r. 29/2016 “Lombardia è ricerca e innovazione” e strutture di co-progettazione con il territorio.
Ma su questo rimando al documento, molto chiaro ed esaustivo.

Mi preme invece segnalare un’opportunità che deriva dall’ottimo successo degli Accordi per la Ricerca, di recente attivazione. Alla trentina di progetti finanziati è stato proposto di utilizzare la piattaforma Open Innovation per gestire lo sviluppo delle attività di ricerca, dedicando a ciascun progetto uno strumento di project management riservato. Ai partenariati è poi richiesto di rilasciare periodicamente, un report di carattere scientifico che possa consentire a Regione di avere una visibilità anche trasversale delle attività, e ai cluster di ricevere stimoli che nascono dall’evoluzione dei progetti. E’ evidente come questo monitoraggio possa portare un grande valore aggiunto all’iniziativa.

Di recente ho avuto modo di intercettare un’iniziativa che può arricchire le informazioni che vengono rese disponibili dai progetti, e facilitarne la diffusione. Il partenariato de progetto con capofila TSP ha lanciato dentro la piattaforma la community “Food network: accesso al cibo e alla qualità della vita”, aperta a tutti i partecipanti della piattaforma. E’ chiaro come questo posta ampliare gli interlocutori del progetto e della tematica. Se l’iniziativa venisse imitata anche da altri progetti, ciò avrebbe come effetto di far svolgere a O.I. esattamente il ruolo che Regione le assegna: dare voce all’ecosistema e consentire il massimo scambio di informazioni e conoscenza.

Mi auguro perciò che l’ispirazione del partenariato venga raccolta anche da altri.

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