Luigi Rosati

Luigi Rosati

Pubblicato il 19/10/2017

Pubblicata il 19/10/2017 alle 11:24
Ultimo aggiornamento: 03/11/2017 alle 20:37
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Mentre discutiamo e ci confrontiamo sull’impatto della Digital Transformation sulle nostre organizzazioni e sulla nostra quotidianità, una notizia ci costringe ad un bagno di realtà: i dati OCSE sullo stato dell’Istruzione nel nostro Paese non sono affatto confortanti.

In particolare un dato che colpisce - e su cui si sono soffermati diversi commentatori (vedi articoli citati in calce) - riguarda i nostri laureati. Tra i paesi dell’OCSE l’Italia è quella che conta una delle più basse percentuali di laureati tra gli adulti (solo il 18%, ma se si prende in considerazione la laurea magistrale il dato diminuisce di altri 4 punti) e il confronto con la media di riferimento è drammatico. Rispetto ai giovani (25 - 34 anni) si deve sottolineare che il tasso di crescita dal 2000 è in linea con la media degli altri Paesi (+16%) a dimostrazione di un percorso adeguato ma che non ha saputo colmare il deficit di partenza. Del resto il dato sugli investimenti pubblici nell’istruzione ci pone al posto più basso della lista (e non basta osservare che il dato è relativo al 2004 e all’intera spesa per i tre cicli d’istruzione, a rendere meno amara la pillola).

Il Rapporto cerca anche di individuare alcune cause del numero scarso di laureati e sottolinea le prospettive economiche che un titolo di questo tipo è in grado di garantire; l’Italia è uno dei pochi Paesi in cui le prospettive di lavoro per i 25-34enni con un livello di studi terziario sono inferiori rispetto ai diplomati dei percorsi di studio professionali della scuola secondaria superiore (segmento in cui invece l’Italia registra dati positivi e superiori alla media). Inoltre la laurea non garantisce alte retribuzioni; in questo il nostro Paese evidenzia un dato anomalo, con pochi laureati e basse retribuzioni mentre negli altri Stati c’è una relazione inversa tra percentuale di laureati e il vantaggio retributivo per gli stessi.

Il quadro, nel suo complesso, non è roseo anche perché evidenzia una scarsa aderenza alle esigenze delle nuove sfide della Società: c’è ancora una forte presenza di scelte universitarie verso le materie umanistiche o comunque in aree con bassi sbocchi occupazionali (in questo caso, tra l’altro, con una forte componente femminile che ne mortifica ancor di più l’esito lavorativo). Sul piano dell’Istruzione l’Italia si conferma incapace di pianificare e orientare, di costruire legami e logiche di sistema in una visione chiusa e antiquata che isola la scuola e la formazione dal mondo del lavoro come pure da tutte le innovazioni che modificano la Società nel suo complesso.

Fonti

http://www.oecd.org/edu/skills-beyond-school/EAG2017CN-Italy-Italian.pdf

http://www.corriere.it/scuola/universita/17_ottobre_05/ocse-italia-pochi-laureati-poco-preparati-bistrattati-bbfd5530-a9a6-11e7-8f16-73b15a84ed49.shtml

http://www.notiziedellascuola.it/news/2017/settembre/uno-sguardo-sull2019istruzione-ocse-2017

http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2017/09/11/ocse-in-italia-1-ragazzo-su-4-e-neet-peggio-solo-turchia_956a672d-abe0-40ce-a3bb-ebbc3685eb56.html

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