Luigi Rosati

Luigi Rosati

Pubblicato il 30/10/2017

Pubblicata il 30/10/2017 alle 19:38
Ultimo aggiornamento: 15/11/2017 alle 09:21
Immagine della discussione

Giovedì 26 ottobre a Milano si è tenuto il Samsung Business Summit, quest’anno centrato sul tema della cybersecurity. La scelta del tema del meeting annuale della multinazionale coreana non è ovviamente casuale: la sicurezza informatica è la seconda emergenza in Europa, dopo il cambiamento climatico e prima dell’immigrazione. Lo scorso anno quasi la metà delle PMI italiane ha subito almeno un attacco informatico e l’incremento del fenomeno è nelle cronache dell’anno con gli episodi di ramsonware e le innumerevoli campagna di malware. Ormai le grandi organizzazioni governative hanno intrapreso iniziative dedicate, quali ad esempio l’agenda europea ENISA. Ma la frontiera che spaventa di più è legata alla diffusione macroscopica ed esponenziale dei dispositivi di connessione individuale - dai wearable all’IoT, passando per gli ormai tradizionali smartphone - che naturalmente mostrano il fianco a possibili attacchi informatici e, in tal senso, predispongono tutti a interventi ostili verso individui e collettività. Parliamo di 100 miliardi di dispositivi collegati e hackerabili, di cui un miliardo in Italia.

La sicurezza informatica ormai non riguarda i virus sui PC (scenario ormai datato e superato) ma le azioni di frodo sui dati che vengono veicolati e utilizzati continuamente per alimentare servizi e attività produttive e che riguardano organizzazioni, aziende e individui.

I relatori intervenuti hanno sottolineato alcuni punti nodali: la necessità di operare attraverso politiche della sicurezza, di carattere sistemico e integrato; l’investimento nella consapevolezza e nello sviluppo di comportamenti e modelli orientati alla sicurezza. La percezione del fenomeno e delle sue reali conseguenze, specie a livello individuale, è ancora ampiamente insufficiente.

Da ultimo, tra gli ospiti del summit ha preso la parola anche il giornalista Enrico Mentana che ha contribuito con una sua personale analisi della relazione innovazione digitale e comunicazione, tema non disgiunto dalla discussione sulla cybersecurity. Secondo il popolare giornalista, al momento l’innovazione non ha giovato al settore della comunicazione che non ha saputo interpretare il cambiamento e si è arroccato su una visione definita “novecentesca”. L’incapacità dell’informazione di raccontare quello che sta accadendo è profondamente correlata con l’insufficiente percezione del tema della sicurezza.

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