Le macchine intelligenti ci aiutano ad essere più sicuri?
Vanda Lombardi
Pubblicato il 19/06/2018
Ultimo aggiornamento: 17/07/2019 alle 14:33
La sicurezza informatica, ormai l’abbiamo imparato, è molto più di un semplice problema dovuto a qualche hacker originale e senza scrupoli. Si tratta di un sistema complesso, radicato nella struttura stessa della Rete e anche di certi fenomeni industriali, legati alla deep internet e agli interessi economici che ruotano intorno al dominio dell’enorme business digitale.
In questo scenario, la guerra acquisisce sempre nuove armi e strumenti; gli ultimi in ordine di apparizione si chiamano intelligenza artificiale e machine learning. Anche senza essere dei tecnici, si può immaginare come questi nuovi modelli di computer in grado di riprodurre processi cognitivi, siano utili nel riconoscere virus che cercano di attaccare sistemi informativi.
In particolare la machine learning aiuta ad analizzare in tempo reale ogni comportamento anomalo, confrontandolo con la memoria “storica” degli attacchi alla sicurezza. Tuttavia un quadro più dettagliato sul tema è fornito dall’articolo di Giancarlo Calzetta. Innanzitutto non si tratta dell’arma finale: questa tecnologia alza il livello dello scontro anche perché viene impiegata anche da chi attacca, non solo da chi difende. E poi il machine learning è utile non solo nel riconoscere modalità già viste ma anche nell’individuare cose mai viste; quando si presentano fenomeni nuovi e non riconoscibili, l’antivirus da l’allarme. E’ quello che è avvenuto con i ramsomware che si comportavano in modo diverso dai “soliti” virus.
Ma anche in questo caso le “macchine” non riescono (ancora) a sostituire l’acume della mente umana, la capacità di farsi domande e di mettere in dubbio certezze e modelli; una caratteristica importantissima nella costruzione della sicurezza digitale.