Redazione Open Innovation

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Pubblicato il 15/01/2021

Pubblicata il 15/01/2021 alle 16:07
Ultimo aggiornamento: 15/01/2021 alle 16:13
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15 gennaio 2021

La pandemia ha portato lo Smart Working a numeri prima impensabili in Italia (dai 570 mila lavoratori coinvolti in Italia nel 2019 ai circa 6,5 milioni in lockdown). Ma in che misura prenderà piede il lavoro agile in futuro e da quali fattori dipenderà il suo successo o meno?

Una stima la fa Arianna Visentini, un Ph.D. in Relazioni di Lavoro, presidente e founder di Variazioni Srl, società di consulenza su innovazione dei processi organizzativi, Change Management, welfare che da dieci anni aiuta le aziende a introdurre lo Smart Working: un’esperienza che Visentini insieme alla co-founder Stefania Cazzarolli ha riassunto nel libro “Smart Working: Mai più Senza” (Franco Angeli, ottobre 2019), guida pratica a quello che, spiega, è uno “strumento, di per sé né negativo né positivo”.

In questa video intervista, l’esperta ci aiuta allora a capire a quali condizioni può davvero essere efficace lo Smart Working, e quali sono i suoi vantaggi: a cominciare da una quantificazione dei risparmi che garantisce.

Il suo vero punto di forza sta però nel poter essere un formidabile acceleratore di innovazione e di processi di efficientamento, soprattutto nella P.A., spiega Visentini. 

Con un’avvertenza: l’introduzione dello Smart Working “vuol dire pochissimo senza quella, contestuale, di strumenti precisi, soprattutto per la misurazione dei risultati”.

Scopri questi strumenti, guarda la video intervista e commenta:

 

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