23 ottobre 2020
Intervista a Giorgio Alleva, ex presidente Istat e Professore ordinario di Statistica all'Università Sapienza di Roma
Tamponi obbligatori su campioni statistici. E la raccolta di numeri sul Covid-19 diversi da quelli che scandiscono le nostre giornate, perché ancora oggi ci mancano quelli di cui avremmo veramente bisogno: per un quadro chiaro della diffusione e dell’evoluzione del contagio in Italia, e per poter decidere azioni restrittive sui territori - tra coprifuoco e lockdown - in modo mirato e non generalizzato, grazie a “mappe del rischio” che oggi appunto ancora non abbiamo.
Questo propone e spiega in modo chiaro Giorgio Alleva, già presidente dell’Istituto nazionale di statistica (Istat) tra il 2014 e il 2018, Professore ordinario di Statistica e Direttore del Dipartimento di Metodi e modelli per l’economia, il territorio e la finanza (MEMOTEF) alla Facoltà di Economia dell’Università Sapienza di Roma.
Quindi ci ricorda la centralità dei Big Data, in situazioni eccezionali come quella della pandemia ma più in generale in ogni campo, con diversi esempi. In particolare per la Pubblica Amministrazione, che ora tra l’altro ha davanti a sè “un’occasione straordinaria” offerta dall’adozione dello Smart Working.
Tra i campi di attività del professor Alleva ci sono la progettazione di indagini e metodi di campionamento per statistiche ufficiali destinate a ricercatori e decisori pubblici, con l’integrazione di diverse fonti di dati, e statistiche sperimentali derivanti dall’utilizzo di Big Data. Ha coordinato studi, progetti di ricerca e gruppi di lavoro su incarico di Ministeri, enti di ricerca come ASI e CNR, Amministrazioni pubbliche. A livello internazionale è stato coordinatore di progetti di Commissione Europea, FAO, Banca Mondiale e OCSE.
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