Dentro l’ospedale virtuale: tra innovazione ed efficienza
Annarita Tronchin
Pubblicato il 15/12/2017
Ultimo aggiornamento: 06/09/2018 alle 11:12
Immaginate un palazzo di quattro piani in cui lavorando più di 300 persone, tra medici e infermieri, ma senza nemmeno un paziente.
L’ospedale virtuale non è un’idea del futuro né un prototipo fine a sé stesso ma una realtà che da anni opera nel midwest degli USA. Parliamo del Mercy Virtual, una struttura ospedaliera (?) operativa dal 2015 e che serve circa 2400 pazienti, dislocati nelle loro case o in strutture sanitarie tradizionali. Il principio del Mercy Virtual è massimizzare l’efficienza nell'erogazione delle cure sanitarie limitando le degenze negli ospedali e, quindi, supportando l’assistenza domiciliare con servizi di telemedicina. La struttura offre anche il monitoraggio di terapia intensiva, sempre a distanza, a favore di strutture ospedaliere periferiche.
Ovviamente il Mercy Virtual è profondamente caratterizzato dal contesto statunitense: è finanziato dalle assicurazioni e mira a contenere i costi di assistenza.
Si deve anche considerare l’area geografica: il Mercy si trova nella cittadina di Chesterfield, in Missouri, e il suo territorio di riferimento comprende anche l’Arkansas, il Kansas, l’Oklahoma e la Carolina del Sud. E’ il midwest delle sterminate distese agricole, con distanze notevoli tra piccoli centri e cittadine di provincia. Un territorio, quindi, in cui un modello di questo tipo aiuta ad accentrare competenze e efficienza a favore di un servizio dislocato poi in modo capillare, individualmente.
Il Mercy Virtual funziona attraverso postazioni con le quali il personale sanitario monitora i pazienti tramite sensori e collegamenti audio e video; tre o quattro monitor, un paio di tastiere, un telefono VoIP, sono questi gli elementi base di ogni medico virtuale.
Fonte:
https://www.agendadigitale.eu/sanita/come-funziona-il-primo-ospedale-virtuale-al-mondo-negli-usa/